La Nuova Sardegna

Una manovra senza equità, in Parlamento va cambiata

Federico Palomba

Le Camere devono utilizzare tutti i margini per rivedere tasse e tagli in modo che non siano colpiti solo i redditi più bassi

11 dicembre 2011
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Le leggi in materia economica e finanziaria sono politiche, e non tecniche. Se gli servono 30 miliardi di euro per non fallire non è irrilevante che lo Stato decida se prenderli alle categorie che hanno sempre dato ovvero a chi ha dato molto meno e cercato di sfuggire all’obbligo di pagare le tasse. Non è la stessa cosa aumentare l’IVA (per comprare un vestito o la benzina pagano l’aumento allo stesso modo il pensionato o l’impiegato e Montezemolo) o applicare una imposta sui grandi patrimoni (la paga solo chi più ha).

Né è indifferente prendere i soldi ai pensionati o a chi ha goduto con un costo ridicolo dello scudo fiscale per aver portato illecitamente i capitali all’estero (altrettanto ridicolo è il «contributo di solidarietà» dell’1.50% che si vuole applicare).

Né si vada a raccontare che è un fatto solo tecnico far pagare l’ICI-IMU sulla prima casa agli sposini - magari monoreddito - che hanno acceso un mutuo piuttosto che recuperare i soldi dall’asta sulle frequenze televisive - invece regalate a Mediaset - o dalla tassazione dei fondi italiani depositati in Svizzera, ovvero dai tagli effettivi dei costi della politica. Quei 30 miliardi servono maledettamente per evitare il fallimento dell’Italia e soprattutto degli italiani che hanno sempre pagato. Il malato è gravissimo e l’operazione va fatta.

Italia dei valori ha votato la fiducia al governo Monti, oltre che per chiudere definitivamente la partita con Berlusconi, per dargli mandato di trovare i soldi necessari. Ma gli ha anche indicato dove trovare quelli ed anche di più, cioè come fare l’operazione per evitare che questa riesca, ma il malato muoia, come avviene se si sceglie di far pagare il costo a chi è già stremato. L’Europa ci ha chiesto di trovarli, ma non ci ha imposto (né lo poteva) come farlo. Serviva un’altra operazione e c’era un modo alternativo per farla. Si poteva fare ancora più severa, colpendo sprechi, ingiustizie, illegalità. Quindi, l’alternativa non è tra volere il salvataggio o la rovina dell’Italia: schiacciare l’Idv su questa posizione è vile falsificazione della realtà. L’alternativa è tra i modi con i quali effettuare l’operazione di salvataggio. E’ stata privilegiata la pace col 10% di chi detiene il 60% della ricchezza nazionale, che ha sempre fatto festa coi governi Berlusconi. Ne prendiamo atto; forse si saranno sopportati condizionamenti; ma diciamo che questa non è la nostra manovra. Noi vogliamo la salvezza dell’Italia insieme a quella dei rimanenti 90% di italiani non fortunati, e non dei soliti 10%. Ecco perché stiamo dalla parte dei lavoratori, dei pensionati, dei giovani e delle imprese sane, oltre che dei sindacati, al cui sciopero (finalmente unitario) abbiamo già dato piena adesione.

Chi si sente la coscienza a posto voti la manovra assumendo le proprie responsabilità dinanzi al proprio elettorato, senza ricattare chi la pensa diversamente. Idv tenterà fino all’ultimo di cambiare ottica al decreto con una propria contromanovra espressa in emendamenti. Ma se questo non avverrà (e non saranno dei pannicelli caldi a cambiarne la filosofia di fondo), rappresenteremo in Parlamento e nel Paese gli italiani che hanno sempre pagato e per questo dicono che ora tocca agli altri. Non come fa la Lega, che dopo essere stata colpevole del disastro italiano, cerca di rifarsi un’improbabile verginità con l’opposizione non votando neppure la fiducia al governo Monti. Noi dell’Idv l’abbiamo votata e non la ritiriamo; soltanto che valuteremo ciascun provvedimento alla luce degli interessi della generalità degli italiani.

E’ in atto una ristrutturazione del capitale e della finanza, ed insieme del quadro politico. Staremo a vedere se verso il bipartitismo o verso il taglio delle ali, con l’alleanza con i partiti moderati. L’abbiamo capito bene: lo sappiano quelli che ci ricattano. Ma essi non sanno dove voteranno - qualunque sia stata finora la loro appartenenza - gli italiani usciti distrutti dalla crisi e che ora si vedono costretti a pagare ancora di più.

* Deputato e segretario regionale Italia dei valori
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