La Nuova Sardegna

Il Consiglio di Stato chiude il decennale contenzioso con l’impresa. Oggi riunione straordinaria allo «Sciuti»

Provincia, condanna da 12 milioni

Il palazzo della Provincia e la direttissima Sassari-Ittiri
Il palazzo della Provincia e la direttissima Sassari-Ittiri

Sentenza choc: è la somma che dovrà pagare per i lavori della Sassari-Ittiri

02 dicembre 2011
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SASSARI. Undici milioni e mezzo di euro, di cui oltre la metà per interessi passivi. È la somma che la Provincia dovrà pagare per i lavori della Efimpianti Spa, che realizzò la direttissima Sassari-Ittiri, dopo che a gennaio il Consiglio di Stato ha emesso una sentenza «tombale» su un lungo contenzioso contro la stessa amministrazione. Contenzioso che ha visto nel 2010 un ultimo tentativo da parte della giunta guidata da Alessandra Giudici di scongiurare il pagamento. Ma la decisione della quarta sezione dei magistrati amministrativi ha dato torto allo «Sciuti». Che proprio oggi dovrà decidere in Consiglio, convocato in via straordinaria con questo unico punto all'ordine del giorno come risolvere la questione. Ormai non più rimandabile. L'orientamento della maggioranza è quello di accendere un mutuo trentennale presso la Cassa depositi e prestiti. La Provincia si ritroverebbe povera se dovesse attingere agli avanzi di bilancio. Ma l'opposizione ha già annunciato la sua contrarietà: «Così si impegnano i soldi delle generazioni future», dicono Mariano Mameli (Pdl) e Antonio Mellino (Riformatori) che ieri hanno sollevato il problema nel corso della riunione della commissione bilancio, convocata su richiesta dello stesso Mameli e che ha visto anche la partecipazione dei revisori dei conti e del legale che ha seguito la causa, oltre che del dirigente Mela. L'incredibile vicenda risale agli anni Novanta e da allora ad oggi ha visto alternarsi giudizi favorevoli ma soprattutto sfavorevoli alla Provincia da parte dei magistrati investiti, sotto giunte di tutti i colori politici. Così lungo tempo è passato che intanto la Efim, società partecipata dal ministero dei Lavori Pubblici, è stata messa in liquidazione coatta amministrativa e il credito è stato ceduto alla Cordusio, società fiduciaria per azioni. L'impresa Efim aveva avviato le procedure contro la Provincia per riuscire ad avere circa 9 miliardi e mezzo di lire per la revisione prezzi successiva alla realizzazione del collegamento della vecchia strada Ittiri - Tissi - Usini con la 131. L'importo iniziale dell'appalto era di 40 miliardi di lire. Ma al termine dei lavori, iniziati nell'89 e finiti nel 1993, la Efimpianti aveva chiesto un adeguamento al prezzo, così come era all'epoca previsto dalle leggi. Ma la allora amministrazione di piazza d'Italia si era opposta nonostante la Commissione ministeriale per la revisione dei prezzi (composta fra l'altro da magistrati dello stesso Consiglio di Stato e della Corte dei Conti) avesse dato ragione all'impresa edile. Il risultato è che oggi il consiglio provinciale sarà chiamato ad approvare un debito fuori bilancio di 11 milioni e mezzo. E il mutuo che piazza d'Italia dovrà pagare peserà come un macigno sulle amministrazioni successive oltre che sulle tasche dei cittadini. La sentenza con la quale il Consiglio di Stato condanna la provincia a risarcire la Efimpianti spa pone dunque diversi interrogativi. Infatti, davanti ad una causa che appariva ragionevolmente persa, diversi consiglieri provinciali si chiedono se non sarebbe stato meglio cercare una transazione con l'impresa e pagare senza tentare altre sempre pericolose vie giudiziarie. Anche perché, l'altro aspetto grave della vicenda è che la cifra da pagare comprende circa 7 milioni di euro per interessi a fronte di una somma complessiva di 11 milioni e mezzo. Infatti, la ricostruzione della causa dice che la Efimpianti inizialmente aveva sollecitato due revisioni prezzi, una relativa alla «direttissima», l'altra allo svincolo per Usini: il tutto per un totale di 9 miliardi e mezzo di lire cioè poco meno di 5 milioni di euro. Nel frattempo lievitati fino a 11 milioni e mezzo perché gli interessi correvano. Nella sentenza del Consiglio di Stato si parla senza mezzi termini di inerzia da parte della Provincia sassarese che non pagò quando già c'erano tutti i presupposti. «E non vorrei che il contenzioso continuasse ancora - afferma il consigliere di opposizione Mameli -. La maggioranza vuole riconoscere il debito a partire dal 1997 e questo gli consentirebbe di «risparmiare» 2 milioni e mezzo. Ma è una responsabilità che il Consiglio vuole davvero prendersi?».
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