La Nuova Sardegna

Un visionario «Don Chisciotte»

Franco Enna
Nella foto «Don Chisciotte» in scena a Porto Torres. A destra l’attore Pierfrancesco Favino
Nella foto «Don Chisciotte» in scena a Porto Torres. A destra l’attore Pierfrancesco Favino

Porto Torres, sabato un allestimento inedito de La Botte e il Cilindro

24 ottobre 2011
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 PORTO TORRES. Esordio di grande impatto emotivo per la XXII edizione del Festival di etnia e teatralità al Parodi, organizzata dalla compagnia Teatro Sassari. Il festival si è aperto sabato con La Botte e il Clindro, che ha presentato un'inedita versione teatrale del «Don Chisciotte e Sancio Panza» di Cervantes, adattato al palcoscenico da Nadia Imperio, che è anche attrice della Compagnia, con la regia di Pierpaolo Conconi.  Ma la vera novità di quest'ultima versione del Festival è una sorta di "Prologo" alle commedie in cartellone, che avviene nell'androne d'ingresso del Teatro, con l'intervento per ogni spettacolo di un esperto che illustra gli aspetti storici e narrativi del testo in programma. Così, sabato scorso, un pubblico particolarmente numeroso e attento ha partecipato alla conferenza del professor Herman Loyola, cileno di nascita e sassarese di adozione per ragioni politiche (fu esiliato ai tempi di Pinochet), già docente di Letteratura Ispano Americana all'Università di Sassari, che ha fornito del romanzo di Cervantes una interpretazione del tutto inedita e affascinante, collegandola ad un periodo storico, quello post medievale, estremamente complesso e contradditorio.  Lo spettacolo presentato dalla Botte e il Cilindro ha in qualche modo avvallato le riflessioni del professore cileno, puntando su una versione tragicomica e quasi magica dei due personaggi principali: il nobile Don Chisciotte, mancato cavaliere antico, e Sancio Panza, contadino ingenuo ma concreto. Nello spettacolo di Imperio e Conconi, chi la fa da padrone sono la musica, il canto e la mimica a passo di danza, perché, come ha spiegato il regista, «Il romanzo è pieno di musica, suoni e silenzi, di canti e balli; perciò abbiamo cercato di mantenere intatte la poesia e la musicalità, che sono proprie del romanzo di Cervantes».  Anche gli attori si sono adeguati perfettamente al senso surreale e poetico del racconto. Stefano Chessa, nei panni di un Don Chjotte visionario, riesce a riprodurre la follia di chi ha riscoperto la fantasia esplosiva della propria infanzia; mentre Maurizio Giordo sa essere un vero Sancio Panza, fedele scudiero e servo sciocco, ma anche pieno di concretezza e di risorse. Fanno da contrappunto narrativo le tre donne in scena: Luisella Conti, Nadia Imperio e Antonella Masala, che sanno rappresentare con efficacia espressiva la concretezza del mondo reale e la saggezza.  Molto affascinante anche l'apparato scenico, con luci e suoni di Paolo Palitta e Michele Grandi, che rafforzano le suggestioni emotive della rappresentazione.
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