La Nuova Sardegna

Carloforte, grazie alla straordinaria storia del «popolo tabarchino»

Un riconoscimento dall'Unesco

Simone Repetto
Un riconoscimento dall'Unesco

07 ottobre 2011
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 CARLOFORTE. A tre anni di distanza dal convegno internazionale sulla tabarchinità svoltosi a Tabarka, in Tunisia, sono stati pubblicati gli atti in un libro che rappresenta un punto fermo sulla storia di Carloforte. Con un obiettivo: far sì che l'Unesco riconosca il «popolo tabarchino» come patrimonio mondiale dell'umanità. Il volume si intitola «Da Tabarka alle nuove Tabarka Carloforte, Calasetta e Nueva Tabarca: storia, ambiente e preservazione» ed è curato dal professor Philippe Gourdin e da Monique Longerstay, presidente dell'associazione franco-tunisina «Le Pays vert», di cui è vicepresidente Antonio Cipollina.  Lo storico carlofortino è in questi giorni in Tunisia per intervenire alla presentazione del libro, avvenuta mercoledì a Tunisi e questo pomeriggio alla scuola di pesca a Tabarka. Durante la tre giorni convegnistica del maggio 2008, nella città tunisina si ritrovarono quattro delegazioni di studiosi, letterati, storici e docenti universitari, provenienti da Italia, Spagna e Tunisia, per illustrare le ultime documentazioni emerse sull'ambiente e la storia della comunità genovese, partita da Pegli nel 1500 per colonizzare l'isolotto di Tabarka e poi fondare, nel 1700 attraverso una serie di migrazioni, le comunità di Carloforte, Calasetta e Nueva Tabarca, in una piccola isola di fronte alla spagnola Alicante. Tutti i preziosi interventi di quella sessione, corredati da mappe, cartine storiche, disegni e foto, sono stati raccolti nel volume che verrà presentato anche nelle cittadine tabarchine del Sulcis. Gli organizzatori mirano ad un nuovo convegno, per fare il punto sulla realizzazione delle iniziative programmate, prima fra tutte il riconoscimento da parte dell'Unesco, che darebbe alla straordinaria vicenda del popolo tabarchino il giusto riconoscimento a livello mondiale
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