La Nuova Sardegna

Le pietre di Sciola suonate da Favre

Walter Porcedda
Favre suona le pietre di Sciola
Favre suona le pietre di Sciola

La commozione dello scultore dopo il concerto

17 agosto 2011
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BERCHIDDA. E alla fine fu grande festa finale. Il rito liberatorio avviene nella Piazza del Popolo finalmente sgombra dalle poltrone, liberate dai volontari al termine del bel concerto della Tetraband guidata dal pianista serbo (special guest il trombonista Gianluca Petrella) con un mix contemporaneo di jazz, soul e richiami persino al punk. Migliaia in piedi a ballare al ritmo dei congolesi Tambours de Brazza e Paolo Fresu in abiti africani e occhialoni da popstar, in una calda notte di Ferragosto per salutare

Time in Jazz. Un festival che nella ventiquattresima edizione, tra i migliori ricordi dovrà annoverare la superlativa prova del grande pianista Ahmad Jamal, il live di Cristiano de Andrè all'Agnata e i diversi concerti allestiti in spazi suggestivi. Da quello di Girotto e Biondini a San Simplicio di Olbia al recital di Dominguez sotto le pale eoliche di Tula sino all'avvincente set di Pierre Favre alle fonti di Rinaggiu a Tempio. Proprio quest'ultimo, uno dei più grandi percussionisti al mondo, è il protagonista con il suo quartetto (tre giovani e bravissimi percussionisti) di un eccezionale incontro con le pietre sonore di Pinuccio Sciola. Sculture di diverse grandezze e forma, una decina, collocate sul palco come un'affascinante selva di alberi sonori. Dei "figli" per l'artista di San Sperate che, emozionatissimo, ha presentato al pubblico. Un racconto dagli accenti poetici in cui l'artista ha svelato il cuore nascosto che da millenni si nasconde dentro quei sassi. Suoni liquidi dal calcare, cupi e profondi dal basalto... Un miracolo che si rinnova sfiorando pieghe e tagli segnati dallo scultore. Pietre che si animano e alle quali Sciola, prima di sfiorarle, dedica una preghiera simile a un inno della Natura.

Pietre che percosse rivelano sonorità ancestrali sotto le sapienti mani di Favre e compagni: per un'ora circa interagiscono coniugando quei suoni con il drumming delle loro complesse macchine sonore fatte di tamburi, cimbali, bacchette, canne e tubi. Il singolare concerto - coprodotto da Time in Jazz con il festival delle Dolomiti - è l'ulteriore tappa di un progetto che proprio a Berchidda quindici anni fa ebbe il primo battesimo di fuoco. Da allora molte cose sono cambiate. E le stesse sculture sonore di Sciola sono diventate più complesse e interessanti anche per i musicisti che possono intravedere in questi oggetti d'arte ulteriori possibilità espressive.

E il bosco di pietre ha fatto da cornice simbolica anche al successivo e magnifico set della cantante e musicista africana Rokia Traorè che a Berchidda ha tenuto proprio il primo concerto della tournèe europea. La giovane regina del moderno canto africano, già allieva del sommo Ali Farka Tourè è limpido esempio dello strepitoso livello della musica contemporanea del Continente nero.

Cantante e chitarrista di razza, Traorè attinge a piene mani nelle nobili tradizioni musicali del Mali, terra ricchissima di significative tradizioni melodiche e di suoni (e strumenti, dal balafono alla kora sino al n'goni) tali da intrigare in un recente passato anche una jazz singer come Dee Dee Bridgewater che ha dedicato un album, "Red Heart", a quelle radici. Roots musicali che l'elegante e raffinata Traorè, accompagnata da Mamah Diabatè allo n'goni (una sorta di chitarra basso), Mamadyba Camara alla kora, Habib Sangaré al bolon, e le voci di Naba Aminata Traoré, Bintou Soumbounou, Kadidiatou Sangaré e Fatim Kouyaté rivitalizza rigenerandole in canti blues, nervature rock e profondità soul. Da "Kaniba" a " Titati", "Danaba", "Nimadon", "MBifo" e Kalemandi (dal cd "Bowmboi"), "Djadjri" e l'omaggio a Marley di "Africa Unite".

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