La Nuova Sardegna

«Notre Dame de Paris», cambiano gli interpreti ma la magia è la stessa

Roberta Sanna
«Notre Dame de Paris», cambiano gli interpreti ma la magia è la stessa

Successo del musical che si presenta con un cast rinnovato. Repliche fino a domani all'Anfiteatro della Fiera di Cagliari

04 agosto 2011
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CAGLIARI. «A grande richiesta». La formula usata dagli organizzatori nel riproporre il nuovo tour per il decennale dello spettacolo musicale «Notre Dame de Paris» non era infondata. Come in tutta Italia, anche a Cagliari il musical ha riscosso grande successo.

Migliaia sono gli spettatori che hanno applaudito martedì il celebre musical con le composizioni di Riccardo Cocciante e i testi di Pasquale Panella (per la versione italiana, dall'originale di Luc Plamondon).

Un'accoglienza entusiastica che, viste le numerose prenotazioni, sarà riservata alle altre repliche all'anfiteatro della Fiera di Cagliari sino a domani, rinnovando il successo delle cinque serate all'anfiteatro romano della prima tournée nel 2002.

Né la cornice meno "nobile" del piazzale della Fiera, dominata da un palco imponente e ben attrezzato, né l'assenza di nomi di richiamo a favore di un cast di giovani talenti (anche se non tutti incisivi) hanno limitato l'affluenza, gli applausi a scena aperta e la standing ovation finale del pubblico.

Ha funzionato ancora una volta il richiamo dei balletti spettacolari e acrobatici - davvero impeccabili gli esecutori, bravissimi i breakers - in una scenografia imponente e funzionale ai cambi scena e alle sorprese, come nella celebrata scena delle campane, e indubbiamente mossa da un eccezionale cast tecnico.

Come certamente funziona da polo di attrazione il fascino del racconto in musica della storia tratta dal romanzo di Victor Hugo. Al cui centro c'è la romantica e tragica figura della gitana Esmeralda, bersaglio e vittima dell'amore di più uomini. Soprattutto quello impossibile e disperato di Quasimodo, il celebre campanaro gobbo della cattedrale parigina, quello peccaminoso e saldato all'odio e ai sensi di colpa del "prete innamorato" Frollo, e quello fragile del bel capitano Febo, fedifrago promesso sposo della bionda e vendicativa Fiordaliso.

L'epoca della vicenda, tra feuilletton e melodramma, è quella delle cattedrali, delle ultime ombre del Medioevo, poco prima della scoperta dell'America, dell'invenzione della stampa e dei fulgori del Rinascimento, come canta il poeta Gringoire, figura di raccordo e commento della vicenda.

All'ombra della minacciosa verticalità gotica della cattedrale di pietra ornata dalle diaboliche forme delle gargoyles, il finale non può essere quello lieto ed edulcorato della versione disneyana. Zingara, straniera e donna, quindi strega, è un pericolo, è destabilizzante, la giovane e bella Esmeralda.

Non riuscirà a salvarla il tardivo tentativo di Quasimodo, né quello dei suoi amici della "corte dei miracoli", clandestini dell'epoca, capitanati da Clopin, che ballano e cantano, protestano e gridano, chiedendo "Asilo!", efficace cortocircuito con la tragica attualità delle nostre coste. Né per lei, né per loro, né per la diversità di Quasimodo ci sarà scampo nella luttuosa scena finale. Forse si può riflettere anche a ritmo di musical.
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