La Nuova Sardegna

Quirra, malformazioni e leucemie, la Procura apre un'inchiesta

Valeria Gianoglio
Il procuratore Domenico Fiordalisi
Il procuratore Domenico Fiordalisi

Sarà un’inchiesta della Procura a far luce sui casi di tumore tra la popolazione e di malformazione degli animali vicino al poligono di Quirra. Ieri sopralluogo del magistrato Domenico Fiordalisi e della Forestale. Secondo le analisi delle Asl di Lanusei e Cagliari il 65% degli allevatori della zona si è ammalato di leucemia e molti agnelli sono nati deformi

13 gennaio 2011
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LANUSEI. Nessuna denuncia, nessun minuscolo atto di indagine, nemmeno una timida inchiesta conoscitiva. In tanti anni di dibattiti, assemblee e sospetti sulla cosiddetta Sindrome di Quirra, alla Procura ogliastrina sinora non era arrivata neppure una briciola. Ieri mattina, il procuratore di Lanusei, Domenico Fiordalisi, ha deciso che era ora di dire basta, di fare un sopralluogo, e di aprire un fascicolo di indagine. Di aprirlo da zero, e a furor di popolo: perché giorni e giorni di botta e risposta sui mass media attorno alle vicende del poligono interforze non possono certo passare inosservati agli occhi di chi, per mestiere, coordina le indagini.

Come dire: se la montagna non va da Maometto, Maometto va dalla montagna. E stavolta ci va in senso letterale. Succede, infatti, che ieri mattina, di fronte all'ennesima presa di posizione su Quirra che emerge dai giornali, il numero uno della Procura ogliastrina decida di sfruttare una delle possibilità che gli offre il codice penale: acquisire di propria iniziativa eventuali notizie di reato. Così raduna un manipolo di uomini del corpo forestale e si avventura negli aspri terreni del poligono interforze.

L'obiettivo è quello di raccogliere elementi che consentano di capire se effettivamente vi sia qualche presenza, in quei dodicimila ettari di terreno, che provochino malformazioni o malattie negli esseri viventi. Il sopralluogo di ieri, in realtà, è solo la prima tappa di un'inchiesta appena aperta dalla Procura di Lanusei. Il primo passo che segna una decisa svolta dopo tanti anni di silenzio da parte degli investigatori. Nei prossimi giorni ci saranno altri sopralluoghi.

Le ultime notizie stanno intanto suscitando un'altra valanga di reazioni politiche. In Senato il Pd presenta una mozione per il blocco del poligono. Sollecita, «in base a un principio di ragionevole precauzione», la sospensione di ogni attività addestrativa, operativa o sperimentale che comporti «l'uso di esplosivi o il rilascio di sostanze inquinanti».

La prima firmataria del documento, predisposto dal parlamentare gallurese Gian Piero Scanu («Quanto sta avvenendo è grave: tanto che lo stesso ministero della Difesa ha riconosciuto l'esistenza di un problema, ordinando un'inchiesta. Ma questo non basta. Serve un'evidenza scientifica. I campioni su persone, animali e terreno devono essere sottoposti all'analisi dell'Istituto superiore di Sanità»), è la presidente del gruppo, Anna Finocchiaro. Analoga iniziativa del Pd alla Camera. Dove Antonello Soro rileva: «Il poligono sorge in un territorio compreso tra le province di Cagliari e Ogliastra, in aree limitrofe ai centri abitati, e non è la prima volta che le sue attività sono fonte di preoccupazione».

A Cagliari Sel, Rossomori e Idv presentano una mozione in consiglio regionale. Chiedono, oltre all'avvio di un dibattito, la chiusura di tutte le basi militari nella zona, il riutilizzo delle aree a fini turistico-ambientali e l'avvio di un'indagine indipendente sulla salute delle popolazioni che vivono nelle zone limitrofe. A intervenire, Luciano Uras, Carlo Sechi, Massimo Zedda, Claudia Zuncheddu, Daniele Cocco, assieme all'esponente del Pd Chicco Porcu.

L'idea di una commissione viene condivisa da un altro democratico, Francesco Ferrante: «Le istituzioni non possono rinviare oltre il momento della verità». Il consigliere regionale del Popolo della libertà Eugenio Murgioni, nel presentare un'interrogazione, lancia un appello al presidente e agli assessori per la Sanità e l'Ambiente: «Bisogna fare chiarezza il più presto possibile».

E Legambiente regionale accusa: «Intervengano subito la Regione e i ministeri competenti: i dati raccolti dalle Asl non lasciano spazio a dubbi, la base militare va chiusa immediatamente e ogni sperimentazione sospesa sino alla fine del monitoraggio ambientale». (ha collaborato Gian Carlo Bulla)

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