La Nuova Sardegna

GOCEANOScoperta una rara specie di gambero che vive nei fiumi sardi

Pasquale Porcu
Un esemplare di Austropotamobius pallipes
Un esemplare di Austropotamobius pallipes

A lungo si pensava che nella nostra isola non fosse presente. Una sorta di foca monaca della specie. Il professor Lorenzo Chessa della facoltà di Agraria di Sassari: "Questo gambero è un formidabile indicatore dello stato di salute dell'ambiente in cui vive"

12 agosto 2010
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SASSARI. E' un gambero di fiume, si chiama Austropotamobius pallipes. In molti giuravano che in Sardegna non esisteva. Ora è stato trovato. Lo hanno scoperto nella provincia di Sassari ricercatori del Dipartimento di Protezione delle Piante della Facoltà di Agraria dell'Università di Sassari, insieme ad altri ricercatori del Dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell'Università di Firenze, nell'ambito delle avanzate attività di ricerca sul gambero della Louisiana.

«Questo gambero è un formidabile indicatore dello stato di salute dell'ambiente in cui vive - precisa il professor Lorenzo Chessa della facoltà di Agraria di Sassari - L'importanza di questa scoperta? E' come se avessimo scoperto la foca monaca dei gamberi». La scoperta è avvenuta qualche settimana fa durante un'escursione in Goceano con la guida del Corpo Forestale di Bono.

«Questa specie - prosegue Chessa - si distingue da quello della Louisiana (Procambarus clarkii) per diversi caratteri morfologici e per la colorazione. Tanto per cominciare si tratta di un "Astacidae" mentre l'altro appartiene ai "Cambaridae". Accanto a fini differenze riguardanti la morfologia degli arti con chela, ci sono importanti differenze riguardanti la morfologia del carapace. Inoltre la colorazione di Austropotamobius pallipes è bruno-olivastra ma può anche essere bianco-grigiastra o beige o addirittura nera».


«Il gambero della Louisiana - ricorda Chessa - presenta invece una colorazione rosso scura, arancio, ma anche bruno-olivastra se giovane».

Austropotamobius pallipes, ricordano i ricercatori, indigeno dell'Europa, è presente in 18 Paesi ma è estinto in Portogallo. E' stato probabilmente introdotto in Austria, Inghilterra, Irlanda, Portogallo, Spagna, Galles e, senza dubbio in Corsica, Liechtenstein e Scozia.
«E' una specie molto diffusa in Europa ma non nelle isole - dice il professor Chessa - ma a partire dal 1860 la sua popolazione in termini di numeri e distribuzione ha subito un duro colpo un po' ovunque innanzittutto per fattori antropogenici o vittima di infezioni». A causa della rarefazione del gambero di fiume in tutta Europa la specie è per ora definita "vulnerabile" ma sarà presto considerata "minacciata".

Viene considerata come specie che richiede particolari misure di conservazione. E' considerata "specie animale d'interesse comunitario la cui protezione richiede la designazione di zone speciali di conservazione" e come "specie assoggettabile a prelievi coerenti con specifici piani di gestione".

Il gambero di fiume, inoltre viene considerato "specie da proteggere" dalla Convenzione di Berna che invita gli stati contraenti a proteggere la specie ed il suo habitat. Infine, il gambero indigeno rientra tra le specie la cui commercializzazione e detenzione è regolamentata al pari delle specie selvatiche ed è è protetto a livello nazionale dalla legge quadro sulla protezione della fauna e la regolamentazione del prelievo venatorio.
A tal proposito in diversi Paesi sono state attuate misure per la tutela ed incremento delle popolazioni.

C'è poi il problema del suo "stato tassonomico" tutt'altro che definito: in realtà sono state descritte due specie: A. pallipes ed A. italicus distinguibili anche morfologicamente per dettagli minuti (es. taglia e forma organi riproduttivi). Studi filogeografici hanno confermato l'esistenza in Italia di entrambe le specie. A complicare le cose accade che Austropotamobius italicus mostra più ampia variabilità genetica tanto che sono state proposte ben 4 sottospecie! Comunque A. italicus non è stata ancora riconosciuta, dal mondo scientifico, come specie separata. Tutto ciò ovviamente complica il discorso relativo alla sua tutela.

Nella nostra Penisola il gambero di fiume occupa 3 differenti comparti climatici e vive tra quote comprese tra 90 e 1050 m ed è diffuso da aree costiere fino alle Alpi e Appennini. La sua distribuzione in Italia è condizionata da due distinti fenomeni: 1) competizione, che risale al Pleistocene, col gambero Potamon fliviatile, in quel periodo le 2 specie si incontrarono nel corso della loro migrazione dall'Europa orientale; 2) frequente introduzione, nei fiumi, da parte dell'uomo di gamberi della provenienza più diversa.

Il gambero di fiume scoperto per la prima volta in Sardegna può vivere sia in corsi d'acqua a decorso veloce che lento. Ama le acque limpide e relativamente fredde tipiche di corsi d'acqua montani e collinari. Ha comunque una relativamente ampia tolleranza alle variabili fisico-chimiche (in particolare temperatura ed ossigeno disciolto). E'considerato un buon indicatore della qualità delle acque. Pare che sia piuttosto solitario e territoriale anche se, in condizioni ecologiche propizie, possono trovarsi numerosi individui in tratti limitati di fiume.

In ogni caso gli individui si ignorano vicendevolmente per gran parte dell'anno giungendo talvolta al cannibalismo. Colonizza fondali ciottolosi, ghiaiosi e fangosi rifugiandosi tra ceppi sommersi, macrofite e lettiere di foglie. La sua dieta è onnivora con netta tendenza alla zoofagia (piccoli crostacei bentonici, larve acquatiche, molluschi, anellidi), non disdegna tuttavia detrito vegetale e foglie. La specie ha attività essenzialmente notturna, periodo che occupa quasi interamente per cibarsi. Allo stadio adulto non conosce molti predatori a parte ratti ed arvicole. In fase giovanile viene predata soprattutto da Salmonidi e anguille. Si riproduce nei mesi autunnali. I maschi nel corteggiamento hanno talvolta comportamento violento giungendo anche alla mutilazione o uccisione delle femmine, in caso di reticenza.

«Considerata la rilevanza della scoperta, sia sotto il profilo scientifico sia ambientale, della specie in Sardegna- dice Chessa- abbiamo provveduto alla immediata segnalazione del fatto all'Assessorato della Difesa dell' Ambiente ed è stata consegnato un contributo ad rivista scientifica internazionale.
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