La Nuova Sardegna

Due killer per una lucida vendetta

Due killer per una lucida vendetta

Noragugume, operato il pastore ferito ma le sue condizioni si aggravano

08 ottobre 2009
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NORAGUGUME. Un proiettile era conficcato nel collo di Francesco Carta. Lo hanno estratto ieri i chirurghi del San Francesco che hanno operato l’allevatore di 52 anni scampato, lunedì mattina, a un agguato. I killer erano quindi due: uno armato di fucile e l’altro di pistola.

Ieri sera, a qualche ora dall’operazione, le sue condizioni si sono aggravate. Francesco Carta è stato trasferito in Rianimazione, la prognosi è riservata.

Il colpo di pistola, quello successivo alla fucilata, è stato probabilmente sparato a bruciapelo da uno degli assassini appostati dietro il muretto a secco all’ingresso dell’ovile nelle campagne tra Noragugume e Dualchi. Forse per assicurarsi che fosse morto. Il proiettile ha lesionato la vertebra cervicale e c’è la possibilità che Francesco Carta resti semiparalizzato. Anche se bisognerà aspettare il decorso post operatorio, nei prossimi giorni, prima di fare diagnosi certe.

Ieri mattina il suo Fiorino era ancora lì, all’ingresso dell’ovile di Fust ’e Arbu, proprio a metà strada tra i due paesi del Marghine. I carabinieri di Nuoro, quelli di Ottana e i Cacciatori di Sardegna di Abbasanta stavano ispezionando l’auto centimetro dopo centimetro. Metal detector in azione nei terreni vicini all’azienda e cani dell’unità cinofila pronti a intervenire. A pochi metri dal cancello i militari hanno recuperato un bossolo di pistola. I primi accertamenti eseguiti martedì notte parlavano di due fucilate. E invece Francesco Carta, la seconda volta, sarebbe stato raggiunto da un colpo di pistola. Quello che, probabilmente, avrebbe dovuto finirlo.

Erano quindi due i killer. Non avevano però fatto i conti con l’astuzia dell’allevatore che, forse fingendosi morto, o comunque nel tentativo di scappare, si è buttato giù dal Fiorino e si è rifugiato sotto. Il telefonino, invece, era rimasto dentro l’auto. Impossibile, con quelle ferite alla spalla, vicino al cuore, alzarsi per chiedere aiuto.

È rimasto lì per quaranta ore. Ha resistito finché martedì notte il fratello Luciano, allevatore anche lui, è andato a cercarlo. Si è preoccupato, considerato che non lo vedeva da due giorni. Abitano nella stessa casa, a Noragugume, in via Vergine d’Itria, uno al piano di sopra e l’altro a pian terreno. Era capitato altre volte che non tornasse a dormire a casa, ma non per due notti consecutive. Così Luciano è andato in campagna a cercarlo e, mentre con l’auto si avvicinava al cancello dell’ovile, ha visto il Fiorino e ha temuto il peggio. Ha creduto che il fratello fosse morto. Francesco, invece, gli ha parlato da sotto la macchina. Gli ha subito detto che qualcuno voleva ucciderlo. Lui si era nascosto per salvarsi e, di certo, chi gli ha sparato è andato via convinto di averlo ammazzato. Fino a ieri sera le sue condizioni erano piuttosto gravi.

Le indagini dei carabinieri della compagnia di Ottana, al comando del capitano Antonio Parillo, scavano nel passato di Carta.

Era uscito dal carcere da meno di un anno, dopo quella condanna a venticinque anni per sequestro di persona. Fino a pochi giorni fa aveva l’obbligo di firma. Dopo quei tempi burrascosi - era evaso anche dal carcere di Oristano - ora faceva una vita tranquilla. Almeno apparentemente. Perché le forze dell’ordine non escludono che, in questi mesi da uomo libero, possa aver fatto qualcosa che ha dato fastidio a qualcuno. E, se realmente così fosse, la vendetta non si è fatta attendere.
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