La Nuova Sardegna

«L’assemblea è il luogo giusto dove ricomporre le fratture»

Giovanni Bua
«L’assemblea è il luogo giusto dove ricomporre le fratture»

09 agosto 2008
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CAGLIARI -  Veltroni le ha detto «ciao segretario». Gli autoconvocati di via Emilia la cosiderano una «golpista» e le chiedono di dimettersi. Francesca Barracciu, 42 anni sindaco di Sorgono, si considera segretaria, aspetta fiduciosa la decisione della commissione di garanzia. E chiede a donne e giovani di rompere gli schemi e di avere fiducia in lei.

 - Come la devo chiamare?
 «Attendo la decisione della commissione di garanzia nazionale. Perchè ho rispetto sia di coloro che hanno fatto ricorso, sia del comitato stesso. Ma ad oggi mi sento e sono la segretaria regionale del Pd».

 - I suoi oppositori dicono che senza quorum non si elegge nemmeno un capocondomino.
 «Nell'assemblea, convocata per due giorni, erano presenti 112 delegati. In nessuna parte del nostro statuto si parla di quorum. Se l'assemblea riterrà opportuno parlarne ne parleremo e prevederemo che ci sia. Ma allo stato attuale delle cose ho preso 66 voti su 112 presenti. Che è ben più del 50%».

 - Dicono che un accordo su un altro candidato era già chiuso. E che con il vostro colpo di mano l'avete fatto andare in pezzi.
 «Io non sapevo di nessun accordo e non ho fatto nessun colpo di mano. A me risulta solo che si stesse lavorando al tentativo di far revocare le dimissioni a Cabras, e che, come era prevedibile conoscendo l'estrema serietà e coerenza di Antonello, non è stato possibile. Se c'era un accordo su un candidato potevano dirlo. O, meglio, potevano votarlo».

 - Tutto apposto dunque?
 «Dal punto di vista procedurale io sono tranquilla. Aspetto ma sono tranquilla. Certo so bene che c'è un problema politico da risolvere».

 - Lei come pensa di risolverlo?
 «Con l'apertura, il dialogo, la trasparenza. Ma il punto prima che come risolverlo, è dove risolverlo».

 - Cosa intende?
 «Abbiamo una sede per affrontare e risolvere i nostri problemi politici. Ed è l'assemblea. Che è sovrana. Non capisco questa avversione sull'ipotesi di tornare in assemblea».

 - Gli «autoconvocati» la vorrebbero. Entro il 16 agosto. Però senza lei come segretaria.
 «L'assemblea sarà convocata dopo che la commissione di garanzia avrà sciolto la riserva sulla mia elezione. Come è giusto. Se sarò confermata segretaria esporrò all'assemblea la mia proposta programmatica e l'assemblea la voterà. Libera di accettarla o di bocciarla».

 - Dicono che non può sostituire un segretario votato da centomila persone.
 «Ho massimo rispetto delle elezioni del 14 ottobre. E Antonello Cabras era anche il mio segretario. È chiunque abbia rispetto del 14 ottobre non può che pensare all'assemblea quale luogo per la sintesi politica, anche la più difficile».

 - È vero che Veltroni le ha detto "ciao segretario"?
 «Veltroni è stato correttissimo. Chiamato in causa da quelli che ora non vorrebbero sue interferenze ha preso atto delle contestazioni, che non erano un ricorso formale, è ha avviato la procedura. Per il resto non si è intromesso sul problema politico, limitandosi a dire di cercare l'unità».

 - È vero che le ha detto ciao segretario?
 «Sì, mi ha detto ciao segretario. Buon lavoro».

 - Poi però le ha chiesto di non fare atti formali.
 «Decisione che avevo già preso prima della riunione a Roma con il segretario».

 - Veltroni ha anche detto che Soru è il candidato per le prossime regionali.
 «No. Veltroni ha detto che Soru è il candidato del Pd per le prossime regionali. Senza entrare nel merito delle questioni sarde per quanto riguarda la coalizione. O eventuali primarie di coalizione. Che sono una via possibile. E sulla quale si aprirà al più presto un dibattito interno al partito e con i nostri alleati. Come sul programma del resto, che chiaramente deve essere condiviso da tutti».

 - Molti non vorrebbero Soru candidato.
 «C'era una data, il 30 giugno. Nessun candidato alternativo si è presentato. Soru è il candidato del Pd. Chi ha paura di un Soru troppo forte dovrebbe lavorare perchè il Pd sia forte. Chi non vuole Soru dovrebbe spiegare agli elettori perchè ci dovrebbero votare se siamo i primi a mettere in discussione il presidente che ha governato per cinque anni. Io penso che dobbiamo essere orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto in questi anni. Che dobbimao sostenere Soru e impegnarci da subito per cambiare quello che non è andato bene».

 - Si sente abbastanza indipendente da poter guidare un Pd forte?
 «Ho sempre dimostrato la mia indipendenza. E vorrei che le correnti sparissero del tutto, come le vecchie divisioni di partito. Pur essendo una cosigliera regionale «soriana» ho detto che ero contaria alla candidatura di Soru alla segreteria del partito. E l'ho detto a Soru. Sono convinta che il partito e il governo della Regione debbano essere ben distinti. E che il Pd debba appoggiare la Giunta ma anche vigilare, mediare, intervenire e stimolare. Per fare questo serve un partito unito e articolato nel territorio».

 - L'articolazione del territorio non è uno dei vosti punti forti attualmente.
 «L'elezione dei segretari provinciali, e l'articolazione del partito nel territorio è uno dei primissimi punti in agenda».

 - Ha già un'agenda?
 «Chiaramente sto già lavorando al mio programma. Ma parlavo dell'agenda dell'assemblea. Non mi vedo come un corpo estraneo all'assemblea. Mi sono messa a disposizione con una scelta spontanea per uscire da uno stallo, quello sì veramente dannoso».

 - Si aspettava questa accoglienza?
 «Oltre alle critiche sto ricevendo anche attestati di stima, da sindaci, amministratori ma anche tantissimi militanti. Molte donne, come quelle che hanno aperto su tiscali la petizione per sostenermi, ma spero siano sempre di più».

 - Sono troppo poche?
 «Abbiamo parlato tanto tra di noi. Lavorato tanto, per avere una rappresentanza, un posto chiave. Sarebbe un peccato per tutte noi, ma soprattutto per le più giovani, che il fatto che una donna sia segretaria del Pd passasse in secondo piano rispetto a uno schema vecchio di contrapposizione Soru-Cabras che è ora di mettere nel cassetto».

 - I giovani?
 «L'inizio di questo partito è stato complesso. Molte promesse sono state in parte non rispettate. E i nostri elettori soffrono per questo. Ma in assemblea donne e giovani ci sono. Io gli chiedo di venire fuori. Di uscire da logiche di correnti, di dualismi. Di rompere gli schemi. E di farlo adesso. Gli chiedo di aiutarmi, per prenderci insieme la responsabilità di governare questo partito. E poi la Sardegna. Perchè è ora di tornare a occuparci dei problemi veri della nostra isola. Il lavoro prima di tutto, ma anche lo sviluppo delle zone interne, del sistema imprenditoriale, la tutela del territorio, giusto per citarne alcuni».

 - Vuole mettere tutti in pensione?
 «Il rinnovamento della classe dirigente era il nostro primo obiettivo. E io non chiedo ai «grandi» del nostro partito di farsi da parte. Il lavoro non manca di certo, anche se non necessariamente in prima fila. Quello che gli chiedo è di comportarsi come dirigenti di rango quali molti sono. Di sostenere e promuovore i giovani, ma senza condizionarli. Di fare assumere ai giovani le loro responsabilità. I dirigenti sono tali se capaci di passare la mano lasciando eredità positive».

 - Qualcosa da dire ai colleghi che si sono riuniti in via Emilia?
 «Io non penso che sia giusto fare riunioni di partito che possono apparire contro il partito. Però era un momento di discussione importante. E ben vengano tutti i momenti di discussione. Quello che dobbiamo fare è trovare le sedi giuste per incanalare questa energia, questa voglia di partecipare. Vorrei vedere tanta gente alla prossima assemblea. E, con loro costruire il futuro del nostro partito e della nostra Sardegna
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