La Nuova Sardegna

Stroncato un traffico di armi: 17 arresti

Gianni Bazzoni

I fermi nel Goceano e in Barbagia Kalashnikov per blitz e omicidi

02 aprile 2008
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SASSARI. Armi da guerra, di quelle preferite dai rapinatori per assaltare i furgoni portavalori perché i proiettili degli «Aks-47» perforano i blindati. Ma anche fucili e pistole di uso comune che, ogni tanto, finiscono nelle mani di gruppi rivali e vengono utilizzati per regolare conti nelle faide di paese. E poi qualche «pezzo» particolare richiesto su commissione da esponenti emergenti della criminalità. I carabinieri del comando provinciale di Sassari ci hanno lavorato per quasi un anno e ieri hanno chiuso l’operazione «Transport» eseguendo 15 ordinanze di custodia cautelare (10 in carcere e 5 ai domiciliari), due arresti in flagranza. Stroncato un traffico tra l’Emilia Romagna e la Sardegna.

Il sospetto è che esista anche un collegamento con «fornitori» dell’Est europeo capaci di soddisfare qualunque tipo di ordine. L’indagine era cominciata il 5 maggio del 2007, quando lungo la strada provinciale che collega Macomer con Anela i carabinieri di Bono avevano intercettato un carro attrezzi. Sul pianale c’era una cassa di legno piena di armi da guerra, dentro il mezzo Bastiano Cosseddu, 40 anni di Anela, e Antonio Arcadu, 61, anche lui di Anela, carrozziere. Da quegli arresti ha preso il via una delicata attività investigativa che ha portato i carabinieri del comando provinciale guidati dal colonnello Paolo Carra a chiudere la prima parte della delicata inchiesta.

Ieri mattina più di 200 militari della compagnia di Bono (al comando del capitano Alessandro Corda), del Nucleo investigativo del comando provinciale di Sassari (diretti dal capitano Giuseppe Urpi), dello Squadrone eliportato dei Cacciatori di Sardegna, con la collaborazione dei colleghi in servizio a Tonara, Ottana e Siniscola, hanno dato corso alle misure cautelari emesse dal gip di Nuoro Teresa Castagna su richiesta del sostituto procuratore Lara Ghirardi.

In Emilia Romagna sono stati arrestati Roberto Cocco, 50 anni di Anela, imprenditore residente a Sassuolo, titolare di una agenzia di spedizioni che - secondo gli investigatori - curava l’invio delle armi fino a Olbia, dove si appoggiava a un deposito di materiali edili, e Enrico Arca, 31 anni di Ozieri, operaio, residente da qualche tempo a Reggio Emilia.

Le altre ordinanze di custodia cautelare sono state notificate proprio a Bastiano Cosseddu, 40 anni di Anela, trasportatore, residente a Formigine, (il provvedimento l’ha raggiunto nella casa circondariale di Nuoro dove si trova detenuto dopo l’arresto avvenuto nel maggio dello scorso anno); Paolo Flores, 27 anni di Ozieri, operaio, residente a Benetutti; Ivan Tore, 30 anni di Sorgono, operaio, residente a Teti; Giuseppe Tanda, 22 anni di Ozieri, allevatore, residente a Benetutti; Giannino Argiolas, 30 anni di Nuoro, operaio, residente a Oniferi; Francesco Fenude, 29 anni di Sorgono, allevatore, residente a Teti; Pietro Paolo Piras, 28 anni di Nuoro, allevatore, residente a Oniferi; Giuseppe Porcu, 32 anni di Ozieri, allevatore, residente a Orune; Salvatore Formiga, 26 anni di Ozieri, geometra, residente a Benetutti; Giovanni Tore, 30 anni di Sorgono, operaio, residente a Teti; Davide Pinna, 26 anni di Nuoro, operaio, residente a Gavoi; Giulio Fenude, 24 anni di Sorgono, allevatore, residente a Teti; Timoteo Cherhi, 47 anni di Benetutti, operaio forestale, residete a Benetutti.

Due obblighi di dimora, invece, sono stati notificati a Giambattista Michele Palma, 25 anni di Ozieri, artiere ippico, residente a Cornaredo (in provincia di Milano) e Davide Carta, 37 anni di Nuoro, impiegato, residente a Desulo. Nel corso delle numerose perquisizioni effettuate ieri all’alba, però, la posizione di Palma è peggiorata perchè i militari hanno recuperato alcune armi. Così l’uomo è stato arrestato in flagranza di reato. Stessa sorte è toccata a Mario Tanda, 48 anni di Benetutti, allevatore, residente a Benetutti. Nel suo ovile i carabinieri hanno recuperato alcune armi scavando nel terreno dell’ovile, una operazione che è andata avanti per diverse ore. Complessivamente, nel corso dei controlli, sono stati trovati altri 3 fucili e 2 pistole. Tutte le armi passano ora all’esame degli esperti del Reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri che dovranno eseguire le perizie per stabilire se sono già state utilizzate in azioni criminose in Sardegna e nella Penisola.

«L’indagine non è ancora conclusa - ha spiegato ieri mattina il colonnello Paolo Carra - continuiamo a lavorare con l’analisi degli elementi raccolti che potrebbero riservare ulteriori sviluppi».

L’ipotesi più accreditata è che i carabinieri abbiano messo le mani sui fornitori delle bande specializzate nell’assalto ai blindati, una idea balenata fin dal primo momento quando è stata intercettata la cassa trasportata da Bastiano Cosseddu e Michele Arcadu. Dentro c’erano due kalashnikov (uno fabbricato da una azienda cinese), un fucile del tipo d’assalto a canna corta prodotto in Polonia, e due pistole mitragliatrici provenienti dalla ex Cecoslovacchia e dagli Stati Uniti. Poi un fucile a ripetizione semiautomatica modello M1 Garand (in uso fino a poco tempo fa all’Esercito italiano), una pistola prodotta nell’ex Cecoslovacchia. E una quantità importante di munizioni, caricatori completi e fondine di vario genere. Una santa barbara che ha fatto pensare da subito all’esistenza di un traffico significativo, con la Sardegna al centro di un commercio che sembra avere origine proprio nell’Est europeo.

Ora si guarda ad alcune vicende accadute nell’isola negli ultimi anni: l’assalto al furgone portavalori sulla provinciale Olbia-Arzachena (il primo dicembre 2006) opera di un commando di sei uomini armati di kalashnikov che spararono numerosi colpi; la rapina all’ufficio postale di Sant’Antonio di Gallura (28 settembre 2006), quando due banditi non esitarono a sparare raffiche di mitraglietta contro i finanzieri di una pattuglia che risposero al fuoco. Si cercano, però, possibili collegamenti anche con episodi più recenti.

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