La Nuova Sardegna

Oristano

I boschi di Seneghe infestati dai lepidotteri 

I boschi di Seneghe infestati dai lepidotteri 

La processionaria nera sta intaccando il versante est del monte, gravi danni a lecci e sughere

31 maggio 2017
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SENEGHE. Si sta rivelando un vero e proprio flagello l’invasione dei lepidotteri defogliatori (nome scientifico:“Euproctys chrysorrea”), meglio conosciuti con il nome di processionaria nera, che sta devastando il patrimonio boschivo locale, costituito in gran parte da lecci e sughere, ma anche agrifoglio e corbezzolo.
L’infestazione si è manifestata circa un mese fa nel versante est del monte e in breve tempo si è diffusa ad altre aree, fino alla zona di “Funtanas” e, stando a quanto dicono gli allevatori del posto, non accenna a fermarsi. Il bruco è un parassita estremamente nocivo per gli alberi che ne vengono infestati; si manifesta con l’arrivo della primavera e si alimenta con le foglie, spogliando completamente l’albero in cui dimora nel volgere di poche ore. Il fenomeno è ciclico: lo scorso anno però non aveva assunto le dimensioni attuali, definite molto preoccupanti.
«Il leccio e la sughera – dice l’assessore comunale all’Agricoltura Salvatore Carta – per fortuna sono piante resistenti e con una notevole capacità di ripresa. Tuttavia, il danno è evidente. Ed è molto grave».
Nella zona di “Funtanas” la processionaria ha già spogliato completamente diversi ettari di bosco. Le piante, completamente invase dal lepidottero, appaiono scheletriche.
«Il Comune sta monitorando il problema e informando le agenzie regionali preposte a intervenire circa la situazione in essere. L’amministrazione, non disponendo di risorse, non può intervenire – spiega Carta –. Non ci resta che attendere settembre e sperare che gli alberi colpiti vegetino di nuovo».
Intanto che si aspetta un intervento della Regione la processionaria prosegue nella sua opera di devastazione del bosco. Le piante ridotte a un ammasso di rami spogli, seppure si riprenderanno, non produrranno le ghiande per almeno due anni. Questo significa che la fauna selvatica che se ne nutre, non avrà da mangiare per molto tempo; senza contare che non avendo una chioma in grado di ripararle dal sole, molte piante rischiano di seccarsi.
La Coldiretti di Oristano, lo scorso 11 maggio, ha inviato una lettera agli assessori regionali all’Ambiente e all’Agricoltura, Donatella Spanu e Pierluigi Caria, segnalando la gravità della situazione in molti territori della provincia, richiedendo interventi fitosanitari nelle aree in cui il problema ha assunto dimensioni preoccupanti, prima che la situazione diventi problematica.
Piero Marongiu
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