La Nuova Sardegna

Oristano

Beni culturali, indagato il sindaco di Suni

di Enrico Carta
Beni culturali, indagato il sindaco di Suni

La procura contesta la proroga a chi gestisce il servizio, ma i giudici hanno respinto la richiesta di arresti domiciliari

14 maggio 2017
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SUNI. Esattamente là, dov’era finita a terra la vecchia giunta comunale, rischia lo scivolone anche l’attuale sindaco. La questione della gestione dei beni culturali nel Comune della Planargia evidentemente è un argomento spinoso e non di facile soluzione tanto che l’abuso d’ufficio sembra sempre aleggiare come una spada di Damocle su chi si occupi dell’argomento. La procura della Repubblica infatti si occupa ancora una volta del caso che in passato aveva coinvolto il primo cittadino Antioco Pischedda.

Di parte avversa è colui che ora indossa la fascia tricolore, ma anche Demetrio Cherchi finisce sul registro degli indagati. L’accusa è anche per lui di abuso d’ufficio, come già era capitato al predecessore alcuni anni fa. Antioco Pischedda era poi stato condannato in via definitiva. C’è però una differenza, per Demetrio Cherchi, il pubblico ministero Armando Mammone ha chiesto gli arresti domiciliari. La misura cautelare è però stata respinta perché i giudici non hanno ritenuto che sussistano elementi tali da supportare la necessità di un provvedimento di tale portata.

Questa è l’evoluzione più recente dell’inchiesta che affonda le radici in una storia che invece ha origini lontane e che, per quanto a parti invertite, ha uno stretto collegamento con la precedente inchiesta giudiziaria che aveva portato di fronte al giudice la vecchia giunta comunale. I beni culturali al Comune di Suni sono ovviamente gestiti con un appalto pubblico e proprio qui erano insorti i problemi passati. Un esposto con il quale era stata contestata la mancata conferma dell’appalto alla cooperativa Tacs, aveva acceso i riflettori sulla questione che si era poi conclusa con diverse condanne oltre quella dell’ex sindaco.

Nel frattempo è passata tanta acqua sotto i ponti e l’appalto è scaduto. È però successo che l’attuale amministrazione guidata da Demetrio Cherchi non abbia ancora provveduto a rinnovarlo e, anzi, abbia concesso una proroga a chi già lo gestisce. Sembrerebbe qualcosa di normale, dal momento che succede tante volte e in tanti Comuni in difficoltà con le lentezze strutturali della burocrazia, ma evidentemente per la procura ci sono elementi che portano a ipotizzare il reato contestato. Ci sarebbe cioè la volontà di non predisporre il nuovo appalto per avvantaggiare chi già sta gestendo i beni culturali. Per chi muove questa accusa pesantissima è più di un semplice teorema, tanto che si è arrivati alla richiesta dei domiciliari per ora sempre respinta fatto che parrebbe giocare sin qui a favore del sindaco. Ma ancora l’inchiesta deve fare molti passi.

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