La Nuova Sardegna

Oristano

Morì per l’intervento Una condanna e un’assoluzione

di Simonetta Selloni ; di Simonetta Selloni

Il paziente era stato operato alla Casa di cura del Rimedio Un errore in sala operatoria provocò la setticemia fatale

25 aprile 2017
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ORISTANO. Un altro tassello di responsabilità si aggiunge al quadro della morte di Massimo Cenedese, morto il 4 febbraio 2015 all’ospedale di Sassari dove arrivò in condizioni disperate dalla Casa di cura Madonna del Rimedio di Oristano. Talmente disperate, che anche l’intervento cui venne sottoposto non valse a salvargli la vita.Morì per una setticemia provocata dal bisturi che aveva perforato l’intestino, durante un banale intervento di rimozione di un polipo vicino alla cistifellea. Cenedese aveva 43 anni, era di Arborea ma viveva a Terralba con la moglie, Ursula Tomasi, e due figli di 12 e 18 anni. Ieri il Giudice delle udienze preliminari di Oristano Elisa Marras ha condannato a 8 mesi la dermatologa Giuliana Casula (difesa dall'avvocato Marcello Sequi). Assolto invece, per non aver commesso il fatto, Roberto Pisanu (difeso dall'avvocato Agostinangelo Marras), dottore della guardia medica cui si rivolse Cenedese, che continuava a stare male nonostante fossero trascorsi alcuni giorni dall’intervento chirurgico che aveva subìto. Anche per lui il pm Andrea Chelo aveva sollecitato la condanna a 6 mesi, così come per la dottoressa Casula. Ma la sentenza del processo, svolto con rito abbreviato, ha solo in parte accolto la tesi accusatoria andando peraltro oltre le richieste del pm per il medico condannato. Il Gup non ha disposto alcuna provvisionale alle parti civili costituite: la moglie e i due figli assistiti dagli avvocati Luigi Concas e Edoardo Vassallo, i fratelli di Cenedese, Roberto e Stefano, assistiti dall’avvocato Valerio Martis, la madre Giannina Soffiato, il padre Silvano Cenedese e la sorella Graziella assistiti invece dall’avvocato Ezio Ullasci. Le parti civili avevano chiesto un risarcimento quantificato in 500mila euro per ciascuna: complessivamente, 4 milioni di euro, ma su questi aspetti si dovrà attendere un giudizio civile, che coinvolge anche la clinica di via Giotto, essendo stata citata, appunto, quale responsabile civile. Al di là del fatto che il giudice ha indicato in 90 giorni i termini per depositare le motivazioni, e che le parti valuteranno eventuali ricorsi, c’è da dire che per il 22 maggio è fissato il processo, questa volta con rito ordinario, nei confronti di un altro medico, la chirurga Monica Perra, che, difesa dall’avvocato Leonardo Filippi, diversamente dai suoi colleghi ha scelto di essere processata con rito ordinario. Aveva già patteggiato una condanna a 8 mesi il primario di Chirurgia della casa di cura Madonna del Rimedio, il dottor Angelino Gadeddu, il cui bisturi causò quella lesione all'intestino poi non più individuata dai medici che portò al decesso del paziente dopo pochi giorni di atroci sofferenze.

La sentenza è stata pronunciata alle 15.30, in un’aula in cui, assenti gli imputati, c’erano invece la moglie Ursula Tomasi e la figlia di Massimo Cenedese. Si deve soprattutto alla tenacia della vedova se la vicenda è arrivata in tribunale. Ursula Tomasi si era rivolta alla Procura della Repubblica chiedendo chiarezza. Era nata l’inchiesta per omicidio colposo, la verità processuale ha finora individuato due responsabili.

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