La Nuova Sardegna

Oristano

Bosa, piantagione di canapa nella foresta

Bosa, piantagione di canapa nella foresta

Aperto ieri in tribunale il processo contro tre allevatori ritenuti responsabili della coltivazione

28 marzo 2017
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BOSA. Avevano scelto la foresta di Silva Manna per realizzare un vero e proprio vivaio per la coltivazione di canapa indiana. Nessun aspetto, almeno sotto il profilo agronomico, era stato trascurato.

Sulle sponde del fiume Temo c’era la piantagione, che quanto gli agenti del nucleo investigativo del corpo di vigilanza ambientale sono arrivati, hanno trovato sessanta piante, alte quasi un metro e venti e secondo gli investigatori, ormai mature per essere raccolte.

Più in la, dove il bosco di Silva Manna è più fitto, lungo un sentiero gli agenti avevano anche rinvenuto anche una sorta di impianto per l’essicazione, con 160 piante di cannabis appese ad un filo di nylon. C’era proprio tutto in quel vivaio nascosto fra gli alberi e scoperto dagli agenti del corpo forestale nell’autunno del 2014.

Nel terreno scelto per la piantagione, era stato allestito un impianto di irrigazione a goccia, con tanto di tubi diramati in polietilene e collegato ad un gruppo elettrogeno che produceva l’energia necessaria a pescare l’acqua di irrigazione dal fiume. Gli agenti avevano sequestrato tutto, compresi diversi vasi in Pvc e una buona quantità di concimi chimici specifici per le coltivazioni in vivaio.

Le successive analisi sulle piantine fatte eseguire nel laboratorio dell’Agenzia delle Dogane di Cagliari, avevano permesso di confermare una quantità sufficiente di principio attivo “Delta 9” da far ipotizzare il reato di coltivazione ai fini dello spaccio di stupefacenti.

Ieri mattina, dinanzi a giudice unico del Tribunale di Oristano, si è aperto il processo ai tre presunti responsabili della coltivazione di cannabis.

Dinanzi al magistrato sono comparsi Antonio Tolu (39 anni) originario di Sorgono, ma residente a Ortueri; Danilo Dearca, 40anni, originario di Teti ma residente a Bosa e Luca Sedda, nato a Lanusei anche lui residente a Bosa. Gli investigatori erano riusciti a risalire ai presunti responsabili attraverso un controllo sulla carta di credito che era stata utilizzata per acquistare in un negozio di articoli per l’agricoltura, il gruppo elettrogeno utilizzato per alimentare l’impianto di irrigazione.

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