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Il processo per Capu d’Aspu, in aula si parla del collaudo

Il processo per Capu d’Aspu, in aula si parla del collaudo

ORISTANO. I lavori di i lavori di costruzione della diga forenea del Temo e di dragaggio del fondale alla foce del fiume occupavano una superficie paragonabile a quattro campi di calcio. Erano quasi...

17 marzo 2017
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ORISTANO. I lavori di i lavori di costruzione della diga forenea del Temo e di dragaggio del fondale alla foce del fiume occupavano una superficie paragonabile a quattro campi di calcio. Erano quasi conclusi, nel senso che a fronte di un importo di venti milioni di euro, il residuo mancante era di poco più di 400mila euro. Conclusi quei lavori, si prevedeva che la profondità del mare passasse da un metro a quattro metri. Quote praticamente raggiunte quasi ovunque, salvo alcune difformità in un’area non superiore alla superficie dell’aula del tribunale di Oristano dove si svolge il processo per quelle che, secondo la Procura, furono irregolarità nell’esecuzione dei lavori.

A raccontare queste cose, ieri, in tribunale, sono stati quattro testimoni citati dal pubblico ministero Armando Mammone. Testi dell’accusa, quindi, che in realtà hanno fornito più di un puntello alla difesa visto che tra le contestazioni c’è il collaudo compiuto dalla commissione incaricata. I cui componenti sono tra gli otto imputati: si tratta degli ingegneri Tonino Manca di Sedilo, Piero Dau e Antonello Garau di Oristano. Gli altri imputati sono l’ex sindaco Pierfranco Casula, la dipendente comunale Rita Motzo, il geometra del Comune Luciano Baldino, responsabile del procedimentoper i lavori a Capu d’Aspu, il responsabile dell’impresa esecutrice dei lavori, la Research, ingegnere Salvatore Bisanti di Napoli, e l’ingegenere cagliaritano Paolo Gaviano. I reati contestati sono vari: si va dal pagamento con soldi pubblici delle ferie illecitamente non godute da Baldino – accuse mosse a Casula e a Motzo –, a quelle più propriamente legate all’appalto: peculato, truffa aggravata, turbativa d’asta, falso.

Su quelle irregolarità, rilevate prima con uno scandaglio manuale, e solo successivamente conun sistema “multibeam” a 3D, l’azienda si era detta pronta a intervenire. Il collaudo avvenne regolarmente –una delle contestazioni era che non ci fosse stato – il 20 giugno 2012; lo hanno dichiarato Franco Amidei, dipendente della Research, e Giammaria Enis, un libero professionista: entrambi avevano supportato la commissione nel collaudo. Anche il capocantiere della Research, Paolo Fabbricini, aveva partecipato. La comunicazione delle difformità era stata notificata al geometra Baldino, e il permesso di intervenire inviato alla Capitaneria, rientrata nel possesso delle aree; ma tra le richieste di integrazione documentale e la pausa estiva si arrivò al mese di settembre, quando vennero notificati gli avvisi di garanzia e tutto si bloccò.

Prossima udienza, il 30 marzo.(si.se.)

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