La Nuova Sardegna

Oristano

Maxi sequestro di marijuana, patteggia due anni e mezzo

di Enrico Carta
Maxi sequestro di marijuana, patteggia due anni e mezzo

Santu Lussurgiu, a settembre il blitz dei carabinieri nel terreno dell’agricoltore Gian Mario Campus Da quel primo sequestro è scaturita la seconda operazione da quasi due quintali effettuata a Sindia

17 febbraio 2017
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SANTU LUSSURGIU. Una tessera dopo l’altra e il mosaico che inizialmente sembrava confuso, inizia a fornire indicazioni assai chiare. Il doppio mega sequestro di marijuana effettuato dai carabinieri della Compagnia di Ghilarza tra settembre e gennaio a Santu Lussurgiu e poi a Sindia ha un primo esito. Di fronte al giudice per le indagini preliminari Annie Cecile Pinello, ha infatti patteggiato il giovane agricoltore lussurgese Gian Mario Campus (20 anni). A settembre i militari avevano compiuto il blitz nelle campagne di famiglia e dentro un rispostiglio avevano trovato qualcosa di molto ingombrante. Nascosti c’erano, assieme a una pistola, circa diciotto chili di marijuana già pronti per finire tra i banchi del sempre più ampio supermercato in cui si vende la droga made in Sardegna, quella coltivata direttamente nell’isola che non deve più guardare oltremare per avere i rifornimenti.

Il pubblico ministero Marco De Crescenzo e l’avvocato difensore Pier Luigi Meloni hanno trovato l’accordo sulla pena poi stabilita in due anni, sei mesi e tremila euro di multa. Dopo qualche mese di carcere e la successiva misura dell’obbligo di dimora, per Gian Mario Campus non ci sono ulteriori misure restrittive. È quindi libero perché gode della sospensione condizionale della pena che, per chi ha meno di 21 anni, scatta dopo i tre anni di condanna.

Chiuso un capitolo ne resta aperto un altro ancora più corposo e che sta per riservare le sorprese annunciate dai carabinieri e dalla procura oristanese all’indomani del sequestro di quasi due quintali di marijuana pronta per il commercio. Il secondo ritrovamento era stato effettuato in un casolare di campagna nel territorio di Sindia, tra l’altro confinante con quello di Santu Lussurgiu sebbene le due proprietà siano in zone distanti qualche chilometro. Appare scontato ormai che il secondo sequestro abbia preso le mosse dalla prima giusta intuizione dei carabinieri sull’attività di Gian Mario Campus e che i due episodi siano legati a doppia mandata. Nelle campagne tra il Montiferru e il Marghine era quindi in piena attività una catena di lavorazione che doveva portare il prodotto a chilometro zero dall’agricoltore al consumatore. C’era giusto bisogno di qualche intermediario per ramificare l’attività di vendita, ma in ogni caso una quantità di droga del genere avrebbe consentito a chi l’avesse commerciata di fare un incasso a cinque zeri e ovviamente in nero. In agguato però non c’era Equitalia, anche se il conto verrà con tutta probabilità pagato e tra non molto tempo. Ormai è chiaro che è solo questione di settimane per dire addio all’azienda agricola.

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