La Nuova Sardegna

Oristano

Il Murats da San Francisco a Chicago

Il Murats da San Francisco a Chicago

La mostra della collezione del Museo di Samugheo richiesta dal Centro di cultura italiana dell’Illinois

03 febbraio 2017
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SAMUGHEO. La ribalta internazionale della tradizione tessile samughese non si esaurirà con la vetrina di San Francisco, che ha spianato la strada verso il centro espositivo dell’Istituto di Cultura italiano dell’Illinois. Il direttore del centro di Chicago ha richiesto la disponibilità della collezione di manufatti esposti nella città californiana dove resteranno fino al 24 febbraio. Segno dell’interesse che sta suscitando la produzione artigianale della Sardegna. Un’attrazione nata fin dall’ inaugurazione di “An exhibit of handwover art”, seguita da oltre 130 persone e alla quale hanno presenziato il vicesindaco Maurizio Frongia, l’assessore Emanuela Barra, il viceconsole Luigi Biondi il direttore dell’Istituto di Cultura italiano Paolo Barlera, e Kelly Manjula Soza, che ha collaborato al progetto della partnership italo-americana. L’uso sapiente di materiali naturali e le tecniche di lavorazione di arazzi e tappeti che prendevano forma nei telai manovrati dalle abili mani delle artigiane samughesi, mostrate all’opera in un video proiettato nella giornata d’apertura, hanno rapito la platea. Un pubblico particolarmente partecipe, perché ha subissato di domande i relatori. «La tessitura ha colpito i visitatori, molto incuriositi dalla Sardegna e dal suo patrimonio archeologico», ha raccontato il vicesindaco, con l’nvito a visitare l’isola per scoprire la sua storia e la sua cultura plurimillenarie. Cultura espressa anche attraverso l’artigianato, comparto che il Comune sta cercando di esportare Oltreoceano. «Dove la tradizione tessile sarda è misconosciuta a differenza di quella orientale – ha rimarcato Frongia –. Con quest’iniziativa stiamo cercando di far conoscere la tradizione non solo di Samugheo ma di un’isola intera. Il settore manifatturiero è una delle poche cose che ci rimangono e che dobbiamo conservare, anche perché valorizzando questa branca si mette in moto un indotto. La speranza è che l’iniziativa fuori dai nostri confini funzioni. Un eventuale ritorno, però, si potrà riscontrare solo più avanti». Nella sala espositiva dell’Istituto di Cultura italiana campeggiano le creazioni di sette artigiani samughesi e di tre botteghe di Nule e Aggius. A ogni pezzo è abbinata una scheda descrittiva in cui è riportato l’indirizzo del laboratorio in cui è stato creato con il preciso scopo di facilitare i contatti con potenziali buyers. Infine c’è un’iniziativa che sta destando particolare curiosità fra i visitatori, che possono contribuire direttamente alla realizzazione di un manufatto sedendosi con altri volontari al telaio a tre posti ideato dallo stilista Silvio Betterelli.

Maria Antonietta Cossu

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