La Nuova Sardegna

Oristano

Tra spaccio ed estorsioni: e 12enni usati come cavie

di Simonetta Selloni
Tra spaccio ed estorsioni: e 12enni usati come cavie

I 6 arrestati dai carabinieri accusati di 40 capi d’imputazione: l’indagine continua Il procuratore Basso: stop a una rete in grado di suscitare un forte allarme sociale

26 gennaio 2017
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ORISTANO. La premiata agenzia di riscossione Zanda & Liori non andava tanto per il sottile, nè per i metodi nè per i tempi, quando si trattava di ottenere il pagamento per la merce. E così, per un chilo di marijuana ceduto a Gabriele Madeddu di Silì, si chiedevano 4.500 euro. Ma Madeddu non li aveva, o non li poteva restituire nei tempi dovuti: di conseguenza, i 4.500 euro lievitavano a 6mila. E il metodo di riscossione contemplava un pestaggio, la minaccia di sequestrare il figlioletto, e, comunque, il prelievo forzoso di un televisore, a titolo di acconto. In termini di contestazioni, tentata estorsione e rapina.

È solo uno dei dettagli emersi ieri, durante la conferenza stampa al Comando provinciale dei carabinieri di Oristano, sull’operazione “Barbagia”, condotta dai militari della Compagnia, in collaborazione con quelli di Desulo e Cagliari, diretta dalla Procura della Repubblica di Oristano. Un anno di indagini e sei misure cautelari: tante ne ha chieste al Gip Annie Cecile Pinello e tante ne ha ottenute, il procuratore Ezio Domenico Basso, che con il comandante provinciale, colonnello Luciano Paganuzzi, il comandante della compagnia Francesco Giola e del Nucleo Radiomobile ha raccontato lo sviluppo dell’inchiesta. Gli arrestati sono Roberto Zanda e Samuel Pietro Liori di Desulo, quindi Gabriele Madeddu di Silì (Oristano), così come Federico Solinas. Quindi ci sono Pietro Fois, 59 anni di Simaxis, e Roddy Cera, di San Nicolò Arcidano.

L’inchiesta non è conclusa, ha detto chiaramente il procuratore Basso. Ma i quaranta capi di imputazione, che vanno dalla coltivazione alla cessione dello stupefacente, e contemplano anche la tentata estorsione e la rapina, imponevano per gli arrestati che si ponesse un argine al loro agire. Per una semplice considerazione: l’attività di spaccio, peraltro non organizzata secondo modalità di tipo associativo, non si era affatto fermata, nelle piazze di Oristano, del Nuorese e del Cagliaritano. E non riguardava soltanto marijuana, ma anche hascisc e, nell’eventualità di richiesta, cocaina e eroina.

L’inchiesta, ha spiegato il capitano Giola, trae origine dai controlli su Madeddu. Nel dicembre 2015 viene fermato dai carabinieri per un controllo, e successiva perquisizione domiciliare, dai quali salta fuori droga. Finisce con una denuncia, ma tempo dopo Madeddu contatta i carabinieri e racconta una storia strana: è sotto estorsione da parte dei due desulesi che gli avrebbero ceduto (?) della droga e, non avendo ottenuto il pagamento, lo minacciano. Minacciano la famiglia e gli portano via degli elettrodomestici. A questo punto, Madeddu «andava tutelato perché vittima di reati», ha sottolineato il procuratore, ma nel contempo iniziano i controlli. E lui, anzichè stare buono, continua a costruire la rete per proseguire lo spaccio. Senza porsi il problema di essere sotto la lente d’ingrandimento, preso atto che il canale desulese di rifornimento si è prosciugato, si rivolge al suo amico e vicino di casa Federico Solinas, e poi in trasferta a Simaxis, dove c’è Pietro Fois, l’anziano del gruppo, visto che ha 59 anni.

«In questo contesto si inserisce Roddy Cera: un battitore libero», ha detto Mauti. Cera non è legato direttamente agli altri – in realtà ognuno di loro è una sorta di commerciante in proprio –, ma è quello che non esita a offrire droga ai ragazzetti, anche dodicenni: potenziali acquirenti futuri. Hai visto mai.

«Questa situazione ha un’indiscutibile valenza sul fronte dell’allarme sociale. Era necessario intervenire», ha sottolineato il procuratore. Tra droga, che seppure in modalità random, continuava a essere venduta, tentativi di estorsione, rapine e minori utilizzati come cavie nel mercato dello spaccio, bisognava porre un argine. Ecco perché le manette. E l’inchiesta continua.

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