La Nuova Sardegna

Oristano

Il nodo politico dei conguagli irrigui

di Simonetta Selloni
Il nodo politico dei conguagli irrigui

Le cartelle inviate dal Consorzio di Bonifica a 3600 operatori: la più alta (260mila) è per la Sbs. Ma altre 200 sono “pesanti”

16 gennaio 2017
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ORISTANO. Ci sono cartelle da 50 euro. E cartelle da 260mila euro, quella della Società bonifiche sarde, tanto per esser chiari. Nel mezzo, nelle 3600 cartelle con i conguagli irrigui degli anni 2066-2008 dovuti al Consorzio di Bonifica di Oristano, e notificate nelle scorse settimane, ci sono almeno duecento posizioni il cui debito è compreso in una forbice che oscilla dai 10mila agli 80mila euro. Il risanamento dell’operatività del Consorzio di Bonifica di Oristano passa per le lacrime e il sangue degli operatori agricoli dell’oristanese che da soli non ce la possono fare a fronteggiare un problema più grande di loro. Quello delle condizioni di estremo deficit nel quale versa il Consorzio, così come lo ha trovato il commissario Andrea Abis, al suo terzo rinnovo semestrale. Sarebbe stato più utile pensare di mettere mani al Consorzio nell’ottica del miglioramento del servizio per i suoi circa 5mila associati. Ma così non è. La voragine dei debiti è di circa 15 milioni di euro: «Ciò significa che a fronte di introiti di circa 4 milioni e 600mila euro all’anno dai pagamenti, una cifra oscillante fra il 22 e il 25 per cento se ne va per interessi passivi», sottolinea. Chiaro che il sindaco di Arborea, Manuela Pintus, chieda un intervento efficace della politica. Il sindaco ha sollecitato un incontro con la Commissione Attività produttive della Regione, e la ragione è che proprio in capo agli imprenditori agricoli e allevatori di Arborea, (gli altri sono i produttori risicoli del Campidano di Oristano), sono le più consistenti cartelle. Perché sono quelli che operano sulle maggiori estensioni di terreno. E si prevede che nei prossimi mesi vengano inviate altre cartelle di conguaglio, per 11 milioni di euro.

Ora, il via libera alla rateizzazione ha certamente i suoi effetti. Alcuni debitori hanno già deciso di usufruire della rateizzazione concessa, nel senso che ogni cartella nasceva con la possibilità di un pagamento unico o la diluizione in quattro rate bimestrali (entro il 2017). Per gli altri (a parte i piccoli importi da 50 euro, non rateizzabili), il Consorzio di Bonifica ha applicato i saldi di stagione: un anno ogni 10 euro fino a 800 euro, poi dilazioni per dieci anni. «Venerdì abbiamo già trasmesso il file con il primo flusso di sgravio verso Equitalia. Ma chi non avesse fatto domanda entro il termine per la rateizzazione (era il 10 gennaio), ha tempo fino a fine gennaio», dice Abis.

Il comparto agricolo, già allo stremo, ha a che fare anche con altri tipi di incognite. Le cartelle dei conguagli nascono dall’incertezza del prezzo al quale i consorziati pagano l’acqua. Lo scoprono quando arrivano i conguagli. Per fare un esempio, è come se nel 2006 un produttore avesse venduto pomodori a x euro e oggi all’acquirente dicesse: il prezzo non è quello ma è x più due, e quindi bisogno aggiungere la differenza a conguaglio. «Se il sistema funzionasse in modo corretto, noi dovremmo essere in grado di dire alle ditte quale è il costo del servizio irriguo, in modo che gli operatori ne possano valutare correttamente la sostenibilità. Ma per come stanno le cose, il prezzo che dovremmo applicare sarebbe talmente alto da non essere competitivo – dice Abis –. Il Consorzio applica un acconto, sperando poi di asciugarlo con altri introiti, e in questo c’è ad esempio la partita delle centrali elettriche, tanto per dirne una, e altri interventi strutturali». Il fatto è che anziché asciugarsi, questi importi finiscono per dilatarsi, e la dilatazione finisce nei conguagli. Ecco perchè la politica dovrà per forza di cose entrare in questa partita, che il Consorzio, inteso come ente e come i suoi beneficiari – gli operatori che devono pagare le cartelle – non possono avere le forze di risolvere da soli.

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