La Nuova Sardegna

Oristano

Pannello vicino alla chiesa oscurata la parola “sesso”

di Simonetta Selloni
Pannello vicino alla chiesa oscurata la parola “sesso”

Ad Arborea il cartellone pubblicitario di una palestra è stato in parte censurato L’affissione ha sollevato le proteste dei genitori dei bambini dell’oratorio

11 gennaio 2017
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ARBOREA. “Niente sesso, siamo inglesi”; ma non si tratta della celebre opera teatrale – poi film – sulla facciata di perbenismo della società britannica degli anni ’70. Siamo ad Arborea, terra di intense attività agricole e economia a cinque stelle e... censure. Il problema che la parola “sesso”, contenuta in un cartellone pubblicitario fatto affiggere dalla palestra Gymnica di Oristano, una trentina di installazioni tra il capoluogo e paesi limitrofi, ha sollevato un bel polverone. Perchè nella pubblicità, l’altra parola che balza agli occhi, a caratteri belli grandi, in giallo, è “gratis”; e per effetto del combinato disposto, “sesso gratis” è diventato una miscela esplosiva. Meritevole di essere oscurata con tanto di striscia bianca. Niente sesso, almeno non vicino alla parrocchia del Santissimo Redentore in piazza Maria Ausiliatrice. Dove, appunto, nel cartellone è rimasta solo la parola “gratis”.

Il cartellone nella sua interezza recita: “Nel 2017 ai tesserati di qualunque sesso daremo gratis il vademecum sulla salute”. Dove, come detto, solo le parole “sesso e gratis” sono grandissime e le altre piccole. A decretare la cancellazione del sesso in terra d’Arborea sono state diverse ragioni. Quelle ufficiali e quelle non ufficiali. Le ultime: vicino al punto in cui si trova il cartellone c’è la chiesa, l’oratorio, il passaggio di tanti bambini. Da quando il cartellone è comparso, sabato scorso, è successo di tutto. Sono insorti: «Politici, genitori dei bambini, insegnanti, sacerdoti. Hanno fatto capire velatamente che ci sarebbero potute essere conseguenze penali». A parlare è Tonino Orrù, della palestra Gymnica, 28 anni di esercizio alle spalle, una solida attività a Oristano. «Queste cose ce le ha dette il responsabile dell’agenzia pubblicitaria dopo che il cartellone era stato oscurato. In teoria non potrebbero farlo, in pratica abbiamo lasciato correre perchè involontariamente ci hanno fatto tantissima pubblicità». Ragione ufficiale: «Per noi si profilava la possibilità di una pubblicità ingannevole, c’è il rischio che di fronte a un giudice sia perseguibile», questa la spiegazione di Umberto Cau, gestore dello spazio pubblicitario a Arborea.

La sollevazione popolare è corsa su Facebook, come ovvio. Il dibattito l’hanno aperto alcuni genitori, salvo poi rimuovere le proteste. «Non lo capiamo, cartelloni analoghi sono comparsi anche nel resto d’Italia. Abbiamo ricevuto tante manifestazioni di stupore per lo stupore», conclude Orrù. “Niente sesso, siamo inglesi”, pardon, siamo ad Arborea.

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