La Nuova Sardegna

Oristano

Una ricevuta intrappola gli spacciatori

di Enrico Carta
Una ricevuta intrappola gli spacciatori

L’indagine “Campovolo” partita dal ritrovamento di una ricarica telefonica nascosta in un pacchetto di sigarette

20 dicembre 2016
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ORISTANO. Un pacchetto di sigarette e la ricevuta di una ricarica telefonica. Un blitz nella discoteca Vision Club nella zona artigianale di Cabras e ci sono tutti gli ingredienti per avviare l’inchiesta “Campovolo” con cui la squadra mobile della Polizia di Stato, coordinata dal procuratore Ezio Domenico Basso e dal sostituto Marco De Crescenzo, ha sgominato la piccola gang dello spaccio le cui strade evidentemente non erano infinite.

Dopo aver percorso in lungo e il largo quelle che portavano a Cagliari, Cabras, Nurachi, Baratili San Pietro, San Nicolò Arcidano, Riola Sardo e Ghilarza l’alt è arrivato ed è definitivo. L’ordinanza di custodia cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari, Silvia Palmas, mette la pietra tombale su un sistema che non si era fermato di fronte a evidenti crepe. Arresti, perquisizioni, sequestri di droga, misure cautelari: per gli spacciatori erano solo «sfiga», come emerge da un’intercettazione.

Si dice che la fortuna sia cieca, ma non gli occhi di chi seguiva le mosse dei soliti sospetti né sorde erano le orecchie degli inquirenti che ascoltavano, giorno dopo giorno, i dialoghi in cui si parlava di dove e da chi andare a rifornirsi; di dove e a chi cedere marijuana, hascisc e cocaina. Così al termine di undici mesi di indagine c’è il carcere, dove ieri sono stati effettuati i primi interrogatori. Hanno riguardato i due personaggi chiave dell’inchiesta, Mirko Medda, 38 anni di Arcidano. Non è la prima volta che finisce dietro le sbarre e ieri mattina, assistito dall’avvocato Barbara Corda, ha detto di non aver mai spacciato cocaina. Su tutto il resto non ha avuto tanto da dire, ma avrà tempo per farlo. Del resto c’è da esaminare una mole di atti notevole, la stessa che chiama in causa Federico Ligia, 26 anni di Riola Sardo, il ragazzo dal telefono bollente che coi suoi viaggi verso Cagliari era capace di far arrivare la droga da spacciare al cimitero di Donigala, nella zona artigianale o in un parco pubblico di Nurachi. Difeso dall’avvocato Antonello Spada, ha fatto una scelta diversa: si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Intanto gli interrogatori proseguono oggi e riguarderanno Massimiliano Coiana, 40 anni, commerciante cagliaritano del mercato di via Quirra, il quale appare ben inserito negli ambienti in cui la cocaina era di casa. Anch’egli è in carcere, mentre ai domiciliari sono finiti Emanuele Mannai, 44 anni di San Nicolò Arcidano, ritenuto l’attendente di Mirko Medda, e Matteo Fadda, 30 anni di Nurachi. Per Davide Ponti, 35 anni di Nurachi, difeso dall’avvocato Paolo Todde, Nicola Carta, 24 anni di Baratili San Pietro, e Nicholas Iacobucci, 25 anni di Nurachi, è scattata la misura dell’obbligo di dimora nel paese di residenza col divieto di uscita nelle ore notturne. Sono state invece respinte le richieste cautelari nei confronti di altri due indagati: A.D., 26 anni di Nurachi, e V.C., 36 anni di Terralba.

Intanto anche Nicholas Iacobucci è già stato di fronte ad un giudice. È la dottoressa Carla Altieri che ha dato inizio al processo per direttissima. La perquisizione di qualche giorno fa nella casa del ragazzo aveva infatti portato al sequestro di un chilo e trecento grammi di hascisc e marijuana e quindi all’arresto in flagranza. Per ora tutto è sospeso in attesa dell’udienza fissata per mercoledì dopo che l’avvocato Carlo Tortora ha chiesto i termini a difesa.

E il pacchetto di sigarette con dentro la ricevuta della ricarica telefonica? Erano stati il semaforo verde dell’inchiesta. Dentro c’era della droga e, assieme alla ricevuta, un numero di telefono. Quello del primo uomo da intercettare. Da quel momento è stato effetto domino.

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