La Nuova Sardegna

Oristano

Morto dopo l’intervento: il primario patteggerà

di Enrico Carta
Morto dopo l’intervento: il primario patteggerà

Il dottor Angelino Gadeddu ha fatto richiesta di accordo col pubblico ministero Altri tre medici rischiano di andare a giudizio per il decesso di Massimo Cenedese

22 novembre 2016
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ORISTANO. Pronto a patteggiare. L’accordo non è stato ancora ratificato, ma il primario del reparto di chirurgia della Casa di cura Madonna del Rimedio, il dottor Angelino Gadeddu, ha già chiarito quali intenzioni abbia. Il suo avvocato difensore Paolo Zichi ha formalizzato la richiesta di chiudere il caso che lo vede imputato per omicidio colposo senza affrontare le vie del dibattimento.

Angelino Gadeddu è l’unico dei quattro imputati che abbrevierà i tempi del procedimento per la morte del paziente Massimo Cenedese, 43 anni di Terralba, deceduto in seguito alle complicanze di un intervento chirurgico che per il pubblico ministero Andrea Chelo nemmeno era da eseguire. Gli fu asportato un polipo, ma durante l’intervento fu lesionata una parte dell’intestino. Per qualche giorno il paziente restò ricoverato in clinica lamentando dei dolori fortissimi all’addome, ma quella sofferenza fu ritenuta un’esagerazione, tanto che nelle cartelle del decorso posto operatorio si faceva riferimento a Massimo Cenedese come «paziente lamentoso».

Qualche giorno dopo però ci si accorse finalmente che il quadro clinico era in netto peggioramento. Fu disposto il trasferimento d’urgenza all’ospedale di Sassari dove però il tentativo di strappare alla morte il paziente con un secondo intervento chirurgico riparatore non riuscì. Da quel 4 febbraio del 2015 fu un rincorrersi di indagini iniziate con l’acquisizione delle cartelle cliniche, proseguite con l’iscrizione sul registro degli indagati dell’intero reparto medico di Chirurgia della clinica assieme agli infermieri che ebbero in cura Massimo Cenedese. Alla fine l’attenzione della procura si è concentrata su quattro di loro. Oltre ad Angelino Gadeddu, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda la chirurga Monica Perra (difesa dall’avvocato Leonardo Filippi), la dermatologa Giuliana Casula (difesa dall’avvocato Marcello Sequi) e il medico in servizio alla guardia Roberto Pisanu (difeso dall’avvocato Agostinangelo Marras), che fece a sua volta dei controlli sul paziente nei giorni successivi all’operazione pur non avendovi partecipato.

L’udienza è stata quindi rinviata di fronte all’impedimento di due degli avvocati difensori, ma la novità della richiesta del patteggiamento ha già dato una strada ben precisa al processo che vedrà protagonista anche la moglie della vittima, Ursula Tomasi, che si è costituita parte civile assistita dagli avvocati Luca Ferrini e Luigi Concas. Si torna in aula il 19 dicembre.

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