La Nuova Sardegna

Oristano

Il Pd e la grande fuga degli iscritti In un anno persi 143 tesserati

di Enrico Carta

Il Partito Democratico è alle prese con una piccola diaspora dei sostenitori della prima ora Direzione provinciale sotto pressione anche per problemi di numeri interni e maggioranze fluttuanti

02 luglio 2016
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ORISTANO. L’arteria è recisa e adesso si prova a fermare l’emorragia. Non solo a livello nazionale. Tra il 2014 e il 2015, a Oristano e provincia, la fuga dai circoli del Pd assume proporzioni preoccupanti, tanto che l’ultima direzione provinciale, per giunta arrivata all’indomani della batosta elettorale a livello nazionale, non è stata una passeggiata. Oristano non era toccata direttamente dalle elezioni, ma il contraccolpo si è sentito e l’incontro ha fatto emergere nuovi e vecchi problemi.

Il primo punto da affrontare resta però questa piccola diaspora, anche se sotto il sole locale non sembra esserci nulla di nuovo rispetto a quanto sta accadendo nel resto d’Italia. Il 2014 si era chiuso con 768 tesserati a livello provinciale. Il 2015 se n’è andato con 625 iscritti. Fanno 143 in meno rispetto all’anno precedente e, se si ragiona in termini percentuali, si tocca un poco invidiabile meno 18,62.

Eppure il segretario provinciale, Alessio Mandis, non teme la forza dei numeri: «È una flessione che non ci spaventa, perché noi siamo un pezzo piccolo di un sistema più grande e strutturato a livello nazionale. Sono dinamiche che non possiamo controllare, ma certamente c’è da rivedere la strategia complessiva a livello nazionale».

Si tratterebbe, insomma, di qualcosa che passa sopra le teste oristanesi, spiegazione che però durante la scorsa direzione provinciale non sembra aver lasciato soddisfatta quella parte del Pd – probabilmente non più minoritaria come al momento del voto interno – che non viaggia sullo stesso binario di Alessio Mandis. Quest’ultimo, da segretario, presenta una ricetta per risalire la china: «C’è un problema di comunicazione con gli elettori e con gli iscritti. Abbiamo il compito di avvicinare il partito alla società civile e questo è un aspetto che vivo molto da vicino, perché da sindaco di Gonnostramatza ho difficoltà a comprendere le dinamiche politiche che il Pd sta seguendo. Manca un collegamento con la base elettorale».

Parole sacrosante di fronte alle quali è però quasi impossibile non porsi una domanda: «Chi, se non il segretario, dovrebbe occuparsi di questi aspetti?». La replica è di Roberto Martani che un anno e mezzo fa aveva sfidato Alessio Mandis per le elezioni alla segreteria provinciale. «In tutto questo tempo – prosegue – il partito ha fatto di tutto tranne che avvicinarsi ai cittadini. Siamo di fronte a circoli chiusi, iscritti che calano e un segretario che non ha più la maggioranza degli iscritti dalla sua parte. Per di più il circolo cittadino è stato per lungo tempo non operativo e non ha dato sostegno al sindaco e ai consiglieri comunali». Insomma, sembra quasi che il Pd sia all’opposizione.

Appunti che sono stati fatti a Alessio Mandis anche nell’ultima direzione provinciale. Il segretario risponde così: «Ci stiamo impegnando per rimettere in moto l’assemblea di circolo e l’idea è quella di trovare un nome condiviso, cosa che dovrebbe valere anche per Terralba e Laconi». Quel nome condiviso, però, pare non esserci, perché l’unico che è stato fatto è quello di Francesco Federico, considerato da molti uomo troppo vicino ad Antonio Solinas. E allora ecco che ritorna ancora una volta il dualismo di cui in tanti, compreso il diretto interessato, continuano a negare l’esistenza. La dicotomia è tra la corrente che fa capo al consigliere regionale e quella che invece è sulle posizioni della parlamentare Caterina Pes.

Per Alessio Mandis le correnti non sono un problema: «In un partito molto grande sono fisiologiche. Non condivido le affermazioni di chi dice che sulla giunta Tendas ci sono stati quattro anni di fuoco amico». Resta il fatto che dal primo giorno, la battaglia tra il sindaco e il partito di maggioranza relativa in consiglio comunale è stata aspra per responsabilità che probabilmente non vanno attribuite ad una sola parte. E a proposito di emorragie, anche nell’aula di palazzo degli Scolopi i «c’eravamo poco amati» e gli «arrivederci» o gli «addio» al Pd sono stati diversi.

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