La Nuova Sardegna

Oristano

Repubblica di Malu Entu, assolto Doddore Meloni

di Enrico Carta
Repubblica di Malu Entu, assolto Doddore Meloni

La Cassazione accoglie il ricorso: il reato ambientale contestato non esiste più L’inchiesta era partita dopo l’occupazione dell’isola da parte degli attivisti

03 giugno 2016
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CABRAS. La Repubblica sognata non è mai nata. Sarebbe stata la più piccola del mondo, invece fu foriera di guai in serie per chi cercò di fondarla. Poco importa che si chiami Malu Entu o Mal di Ventre, la parola repubblica sparisce e resta solo il nome di una delle perle di bellezza della costa occidentale della Sardegna. Tutto il resto è questione di tribunali, da dove martedì l’indipendentista Doddore Meloni è uscito con un’assoluzione in tasca. E siccome questa assoluzione l’ha pronunciata la Corte di Cassazione significa che la sentenza è una pietra tombale su tutta la vicenda dell’occupazione dell’isolotto datata agosto 2008, quasi in contemporanea con i primi vagiti della crisi internazionale tra Russia e Ucraina.

Pochi giorni dopo il blitz messo in opera da un gruppo di fedelissimi di Doddore Meloni e dal quale si voleva far scaturire l’indipendenza di Mal di Ventre facendo ricorso a legge e trattati di politica internazionale, tutti gli attivisti finirono sul registro degli indagati per aver dato vita al presidio e così creato un danno ambientale in un paradiso in cui i vincoli di tutela sono altissimi. Doddore Meloni, il quale indossò i panni del presidente, nominò anche una vera squadra di ministri che rimasero però da subito non operativi perché l’avventura durò ben poco. Le forze dell’ordine e la magistratura intervennero in pochissimo tempo. Per qualcuno degli occupanti la pratica andò avanti sino ai vari gradi processuali che, per ben due volte, hanno visto la condanna di Doddore Meloni e del suo fedelissimo Sandro Mascia, 45 anni di Terralba. Per il primo, il giudice monocratico stabilì una pena di un anno e mezzo e di un anno e due mesi, poi in appello ci fu una riduzione e si arrivò a un anno e 26 giorni per Doddore Meloni e a otto mesi per Sandro Mascia.

Mancava però la Corte di Cassazione che ha esaminato martedì il ricorso presentato dall’avvocato Cristina Puddu, ma la cosa principale è che l’ha accolto. La difesa ha sempre contestato il tipo di reato che veniva attribuito agli imputati ovvero quello di aver alterato lo stato dei luoghi che però, secondo la Cassazione, non esiste più come reato perché l’articolo è stato ritenuto incostituzionale. Era una delle questioni sollevate anche durante i precedenti gradi processuali, ma aveva sempre ottenuto il no dei giudici sino all’ultimo pronunciamento.

Incassata l’assoluzione, Doddore Meloni non ha perso tempo e ha convoca immediatamente una conferenza stampa «per illustrare le prossime iniziative giudiziarie contro lo Stato italiano, da portare avanti anche in sede internazionale, a risarcimento di quanto subito in senso personale e politico». C’è da chiarire il modo, ma il fine è chiaro: vuole dei soldi per aver subito quello che ritiene un ingiusto processo e un comportamento persecutorio da parte della giustizia italiana.

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