La Nuova Sardegna

Oristano

Alcolisti anonimi per uscire dal tunnel

di Roberto Petretto
Alcolisti anonimi per uscire dal tunnel

Apre anche in città l’associazione che aiuta a salvarsi dalla dipendenza. Un ex alcolista: mai pensare di essere al sicuro

29 aprile 2016
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ORISTANO. Non sarà un'inaugurazione in grande stile: il profilo basso è doveroso in questi casi. Ma le persone che hanno dato vita al gruppo Alcolisti anonimi di Oristano devono far sapere che questa nuova realtà sarà presente già da domani e potrà dare un aiuto concreto a tutti quelli (e sono tanti) che sono incappati nella trappola della dipendenza da alcol. Nella parrocchia di San Paolo si svolgerà una cerimonia informale per presentare il gruppo. Il compito sarà affidato a persone che fanno parte di altri gruppi sardi e che hanno dato una mano in questo periodo in cui si è lavorato alla creazione del gruppo.

Alcolisti anonimi non era presente a Oristano e le persone che cercavano un aiuto di questo tipo erano costrette a recarsi in altre zone dell'isola. Da sabato non sarà più necessario.

Tra i volontari che, con la propria testimonianza, daranno una aiuto a chi cerca di liberarsi nel peso terribile della dipendenza c'è anche Roberto, un oristanese di poco più di trent'anni, che da più di due anni e mezzo non beve più. Grazie all'aiuto di Alcolisti anonimi. Con questa testimonianza vuole dare un contributo di conoscenza a chi ne ha bisogno.

Come si finisce dentro un problema così?

«Sono tante le strade. Ognuno ha percorso la propria. E ci si può cadere a ogni età, provenendo da un qualsiasi ceto sociale. Spesso c'è una predisposizione di fondo: secondo alcune ricerche c'è una predisposizione genetica. L'alcolismo è una vera e propria malattia, anche se non tutti quelli che hanno una predisposizione alle dipendenze ci finiscono dentro».

Come ha iniziato e quando?

«Ho iniziato a bere prestissimo, intorno ai 12 anni. Le prime bevute era poco più che bravate. Poi ho cominciato a bere sempre più spesso. A 16 anni la cosa ha cominciato a diventare un problema serio, anche se me ne sono reso conto molto tempo dopo. Per anni ho continuato a negare il problema. Eppure vengo da una famiglia fantastica, molto attenta e sensibile. Ma in questi casi si crea una situazione strana. Anche se si vede tornare il proprio figlio a casa ubriaco dopo una festa si tende a minimizzare. C'è quasi una inconscia tolleranza verso certi fenomeni e in parte influisce anche un certo tipo di cultura. Ma quando si fa finta di niente si complica il problema».

Un problema difficile da identificare…

«Un alcolista non lo identifichi facilmente. Un tossico lo noti subito, un alcolista meno. I bar sono ovunque e dietro un bicchiere ci può essere una storia di problemi. Gli alcolisti sono abili bugiardi, negano l'evidenza e arrivano a farla negare anche alle persone a loro vicine».

Come è arrivata la svolta?

«Negli ultimi anni non riuscivo più a regolarmi. Si arriva a un punto in cui la dipendenza è palese. Ho attraversato una fase di depressione e sono stato in cura da uno psichiatra che ha individuato il problema. Per gli alcolisti la depressione è quasi sempre una fase automatica. Lo psichiatra ha scoperto la causa della mia depressione e quando me ne ha parlato ho reagito male. Mi sono arrabbiato con lui, gli ho detto che non si doveva permettere di fare delle insinuazioni simili. Da quel momento è iniziato un percorso: sono in stato in cura al Serd e parallelamente ho iniziato a frequentare gli alcolisti anonimi. Andavo a Sanluri perché a Oristano non esisteva questa organizzazione. Ero diffidente, pensavo fosse una cosa da telefilm americano. Invece gli incontri con gli altri alcolisti mi hanno dato la possibilità di cominciare a capire. C'è un senso di vergogna che ci portiamo dietro che costruisce un muro verso gli altri. Di fronte a persone con lo stesso tuo problema questo muro cade. Così come cadono le bugie. Ma per riuscire è necessario un elemento fondamentale: bisogna avere il desiderio di smettere».

Cos'è Alcolisti anonimi?

«Alcolisti anonimi è un gruppo di auto aiuto, non c'entra la religione, la politica, il danaro. Bisogna lottare tutti i giorni, si può fare, anche se è difficile. Per l'esperienza che ho è il mezzo più efficace per uscirne. Nessuno ti dà delle risposte, ma gli aiuti li trovi nell'esempio portato dagli altri. E' importante però non fare dei progetti a lunga scadenza: vale la regola delle 24. Ovvero, porsi degli obiettivi nell'arco di una giornata».

Quando ha capito che era necessario dare una svolta?

«In realtà non c'è stato un singolo episodio, ma tanti. Vedere la famiglia distrutta, vedere trascinate in basso tutte le persone che ti stanno vicine. Chi va dagli alcolisti anonimi lo fa perché ha veramente toccato il fondo».

Ora si sente libero?

«Non si è mai in salvo per sempre. Non posso mai dire: ok, vado a farmi una birretta con gli amici. Perché quella birretta potrebbe scatenare nuovamente l'impulso. Da due anni e otto mesi non bevo più, ma non esiste una bacchetta magica. Devi veramente voler smettere di bere. Semplice e complicato allo stesso tempo».

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