La Nuova Sardegna

Oristano

Sconfitto il padrone inglese dell’isola di Mal di Ventre: l’Area Marina resiste

di Claudio Zoccheddu
L'Isola di Mal di Ventre
L'Isola di Mal di Ventre

Cabras, Rex Miller perde la causa al Consiglio di Stato, voleva la cancellazione dell’ente

13 marzo 2016
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CABRAS. L’Area Marina Protetta Penisola del Sinis–Isola di Mal di Ventre è legittima ed è destinata a continuare la sua esistenza ormai quasi ventennale. L’ha stabilito una sentenza del Consiglio di Stato che ha rigettato le istanze di chi non ha mai visto di buon occhio l’area protetta del Sinis e ha fatto di tutto per cancellarla. Nonostante il procedimento fosse sfuggito dai radar dei cabraresi, sul parco marino del Sinis pendeva una spada di Damocle sorretta dal proprietario dell’isola di Mal di Ventre, l’inglese Rex Miller.

La sua società, la Turistica Cabras Srl, aveva aperto la strada della contestazione con un ricorso al Tribunale amministrativo della Sardegna in cui si chiedeva l’annullamento del decreto ministeriale del 12 dicembre 1997, quello che istituiva l’Area marina, e degli interventi successivi che ne avevano allargato il perimetro e definito le attività consentite e, soprattutto, quelle proibite. Nel ricorso Rex Miller indicava alcune violazioni commesse, a suo dire, nel procedimento di istituzione del’Amp, tra cui anche la mancata comunicazione dell’avvio del procedimento ai proprietari dell’isola.

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Nonostante gli sforzi, il Tar aveva respinto la richiesta della Turistica Srl di Rex Miller, nel frattempo nominato Lord dalla fantasia dei cabraresi. Era il 10 aprile del 2010 e l’unica strada ancora percorribile era quella che conduceva verso il ricorso al Consiglio di Stato, che Miller intraprese insieme alla moglie, Rosemary Jaqueline Miller, con cui condivide al 50% la proprietà della società turistica. Cabras aveva reagito a suo modo e poco prima della sentenza del Tar si era addirittura fatta strada una singolare colletta caldeggiata dal sindaco Efisio Trincas, che aveva chiesto uno sforzo da due milioni euro per comprare un’isola completamente vincolata, su cui non si sarebbe potuto fare niente di diverso da una riserva ambientale.

La questua non ebbe successo, ma Miller non aveva intenzione di mollare la presa ed era pronto a giocare tutte le carte pur di ricavare qualche euro dall’isolotto, tra cui il ricorso al Consiglio di Stato che, con una sentenza ridotta ai minimi termini nel nome della perenzione ultraquinquiennale, ieri ha scritto la fine di una pratica aperta il 27 aprile del 1998, quando Miller aveva iniziato ad avanzare pretese sull’isola del vento cattivo, il “malu entu” tradotto in “Mal di ventre” da cartografi genovesi distratti che, forse, avevano involontariamente vestito i panni degli oracoli anticipando la condizione fisica del suo proprietario al termine di una diatriba lunga vent’anni.

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