La Nuova Sardegna

Oristano

Zerfaliu, assistente sociale a processo per truffa

di Simonetta Selloni
Zerfaliu, assistente sociale a processo per truffa

La vicenda riguarda il progetto di socializzazione del Comune in “subappalto” La donna era stata sospesa 6 mesi, perso il ricorso davanti al giudice del lavoro

05 marzo 2016
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ZERFALIU. L’assistente sociale del Comune di Zerfaliu, Giovanna Andria, è stata condannata dal giudice del Lavoro del tribunale di Oristano, Salvatore Carboni, al pagamento delle spese processuali pari a 10mila 800 euro, nel procedimento per il ricorso presentato contro l’ente che l’aveva sospesa dal servizio, e dallo stipendio, per sei mesi. Il giudice, nella sentenza pronunciata mercoledì scorso, ha accolto la tesi dell’avvocato Luca Casula, legale del Comune, rigettando integralmente il ricorso e definendo pienamente fondata la sanzione disciplinare comminata dal Comune di Zerfaliu; ma già lunedì prossimo la vicenda tornerà in un’aula del tribunale, questa volta penale, dove Giovanna Andria, nella causa civile difesa dall’avvocato Antonio Cova, sarà imputata di truffa aggravata, falso materiale e ideologico. Sul banco degli imputati, anche la sorella Angela, un’altra assistente sociale, Daniela Pisu, e Valeria Sanna, presidente della Cooperativa Servizi sociali di Solarussa.

La vicenda prende le mosse dal procedimento disciplinare, avviato dopo l’attivazione di un progetto intercomunale, tra Zerfaliu, Solarussa e Siamaggiore. Questo progetto prevedeva l’istituzione di attività di socializzazione, integrazione e sostegno sociale nel paese: nella pratica, 8 ore al mese per realizzare laboratori, manifestazioni, gite, ma anche svolgere “segretariato sociale”, ossia aiutare gli anziani in semplici pratiche burocratiche, o magari veder chiaro in una bolletta, persino compilare una raccomandata.

Proprio la mancata attivazione del segretariato sociale era alla base delle contestazioni disciplinari mosse dal Comune di Zerfaliu a Giovanna Andria; quindi, il fatto che a fronte delle 8 ore di servizio previste, ne venissero svolte molte di più, circa 30 al mese, senza che Giovanna Andria avesse alcuna autorizzazione. Peraltro, le pratiche del “segretariato sociale” venivano affidate in una sorta di subappalto ad altre persone, vicine alla dipendente, che risultavano pagate per un lavoro che lei avrebbe dovuto fare. Tutto questo senza che all’ente venissero fornite spiegazioni o documenti. Mentre il Comune svolgeva gli accertamenti, e chiedeva – senza ottenerne – documentazione all’assistente sociale, nel dicembre 2013 il sindaco Pinuccio Chelo aveva deciso di trasmettere gli atti della vicenda alla Procura della Repubblica di Oristano. Anche la Procura aveva iniziato a svolgere le sue indagini. Ma anzichè fermarsi agli anni 2013/2014, la magistratura aveva scavato indietro fino al 2010. Era emerso, per fare un esempio, che Angela Andria, sorella dell’assistente sociale, aveva svolto nel 2010 183 ore di lavoro, nel 2011 353, nel 2012 367 per poi bloccarsi a 25 ore nel 2013, anno dell’avvio dei controlli da parte del Comune. Ora, mentre la sanzione disciplinare contestava a Giovanna Andria il fatto di aver inopinatamente aumentato le ore del “segretariato sociale” senza autorizzazione, avvalendosi di collaboratori per un lavoro che avrebbe dovuto svolgere lei (ma c’è un lungo elenco di addebiti, tra i quali quello di aver affidato fascicoli con dati sensibili a persone non espressamente autorizzate), secondo le accuse della Procura, quel lavoro di “segretariato sociale” in realtà non sarebbe neanche stato svolto. E i pagamenti sarebbero stati corrisposi per servizi non resi. Al processo il Comune sarà parte civile attraverso l’avvocato Luca Casula.

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