La Nuova Sardegna

Oristano

«Non spacciò», la difesa chiede l’assoluzione

SANTA GIUSTA. Pesanti come macigni, le certezze di condanna del pubblico ministero vengono contestate dagli avvocati difensori. Il processo è quello per un presunto spaccio di droga che avrebbe avuto...

02 marzo 2016
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SANTA GIUSTA. Pesanti come macigni, le certezze di condanna del pubblico ministero vengono contestate dagli avvocati difensori. Il processo è quello per un presunto spaccio di droga che avrebbe avuto come zone di riferimento Santa Giusta, Uras, Terralba, Marrubiu e Oristano. Le richieste di condanna formulate dal pubblico ministero Marco De Crescenzo riguardano i tre superstiti di un’inchiesta che coinvolgeva molti più imputati, la gran parte dei quali ha scelto di patteggiare o di essere processato con il rito abbreviato. Il rito ordinario che si celebra di fronte al giudice Francesco Mameli vede sul banco degli imputati Andrea Raimondo Onnis, 39 anni di Uras, Gabriele Pili, 53 anni di Marrubiu e Martino Cadoni, 40 anni di Santa Giusta. Qualche giorno fa erano stati sollecitati, rispettivamente, sedici anni di carcere e 160mila euro di multa, dodici anni e 120mila euro di multa e quattro anni e 40mila euro di multa. Ieri però le difese hanno iniziato a proporre i propri argomenti. L’arringa dell’avvocato Manuela Cau, che tutela Martino Cadoni, ha fatto perno su un punto principale. Il processo si basa interamente su testimonianze e intercettazioni, ma non ci sono riferimenti diretti a Martino Cadoni. Non può per questo essere sufficiente il coinvolgimento del fratello nel mercato dello spaccio per far cadere su di lui la condanna né il fatto che quest’ultimo usasse l’officina di famiglia per smerciare qualche dose ai consumatori locali. Le altre arringhe sono fissate per il 18 marzo. (e.c.)

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