La Nuova Sardegna

Oristano

Karrasegare 'Osincu, bagno di folla all'irriverente baccanale di S'Attitidu

Alessandro Farina
Karrasegare 'Osincu, bagno di folla all'irriverente baccanale di S'Attitidu

Bosa, giornata conclusiva del Carnevale più originale della Sardegna che fin dalle ore del mattino regala una sarcastica e sfrenata festa di popolo

09 febbraio 2016
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BOSA.  Bagno di folla per la giornata conclusiva del Karrasegare ‘Osincu, che fin dalle ore del mattino regala una sarcastica e irriverente festa di popolo con la storica e teatrale maschera di S’Attitidu.

Vestito rigorosamente nero, fazzoletto compreso, e viso coperto con la fuliggine del sughero, le prefiche piangono a squarciagola nella storica via in acciottolato del Corso per lo stato del lattante morente (un bambolotto di varia fattura), abbandonato dalla madre persa nei bagordi. “Unu tichiricheddu de latte” (un goccio di latte) chiedono pietose le maschere ai passanti, non disdegnando più di una battuta su vari temi generali (dalla cronaca alla politica, fino alle vicende amministrative locali) e qualche volta anche personali. Sberleffo alla morte ed elogio, vista la simbologia sessuale evidente, al rinnovarsi della vita. 

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Teatro di strada dove è lecito attaccare i potenti, un tempo i “printzipales” della cittadina, S’Attitidu di Bosa mantiene ancora oggi intatte tutte le sue peculiarità di festa corale, coinvolgente, strafottente verso qualsiasi forma di potere, in forma satirica.

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Con le maschere che dall’imbrunire passano dal nero al bianco – lenzuolo per mantella e federa trasformata in cappuccio - della maschera di Giolzi. Processo di strada, per singoli o gruppi, al re del divertimento (Giorgio - Giolzi), che morirà alla fine bruciato in mille roghi. Non prima di essere stato individuato, “Ciappadu, Ciappadu” (Trovato, trovato!) la litania delle maschere armate di lampioncini colorati o ceste con all’interno una candela accesa, e adeguatamente illuminato dalla cintola in giù.

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