La Nuova Sardegna

Oristano

Sedilo si candida a ospitare gli strumenti di don Dore

SEDILO. Il museo degli strumenti tradizionali della Sardegna fondato da don Dore rinascerà a Sedilo? Al momento l’idea è più una chimera che un progetto, ma intanto il sasso è stato lanciato nello...

21 dicembre 2015
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SEDILO. Il museo degli strumenti tradizionali della Sardegna fondato da don Dore rinascerà a Sedilo? Al momento l’idea è più una chimera che un progetto, ma intanto il sasso è stato lanciato nello stagno. La proposta ha fatto capolino durante la rassegna dedicata al sacerdote musicologo, stimatissimo viceparroco del paese a cavallo degli anni ’50 e ‘60. Proprio lo stretto legame che s’instaurò tra il religioso e la comunità sedilese ha ispirato la soluzione logistica caldeggiata da Mario Dirubbo, insegnante di musica nella scuola media locale e presidente dell’associazione culturale Più Sardegna, il partenariato cui si deve l’ organizzazione della rassegna di musica strumentale che si è tenuta venerdì scorso.

«Chissà che Sedilo non si renda disponibile ad ospitare il museo, è tempo che venga riaperto», ha affermato il professore. La “mozione” ha trovato una sponda importante nella nipote dell’etnomusicologo, Nevina Dore, presente allo spettacolo per ricordare la figura dello zio.

«Mi sono occupata personalmente della catalogazione degli strumenti proprio in funzione del ripristino del museo. La strada si è fatta un po’ lunga, ma io non desisto», ha dichiarato la donna aprendo all’opzione Sedilo. «Per quanto mi riguarda va presa in considerazione. So quanto in paese fosse amato mio zio», ha sottolineato Nevina Dore ricordando il rapporto di grande intesa che il sacerdote riusciva a costruire con i giovani: «Li avvicinava al Signore, a una vita sana e alla musica».

E il tripudio di note prodotte l’altra sera da fisarmoniche diatoniche e a bocca, organetti, launeddas, strumenti a corda e a percussione, è sembrato quasi suggellare il passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova generazione. Sono tanti i ragazzi che idealmente hanno raccolto l’eredità di don Dore, appassionato cultore di musica strumentale della tradizione popolare e lui stesso provetto suonatore.

Della sua grande cultura musicale e della versatilità come strumentista aveva spesso dato un saggio nel corso delle visite guidate al piccolo museo allestito nella canonica di Tadasuni, dove ogni anno centinaia di persone si riversavano per vedere la straordinaria collezione, arrivata a contare 570 pezzi.

Collezione che alla morte di don Dore è stata u divisa in tre parti e assegnata ad altrettanti eredi con vedute diverse sulla valorizzazione del patrimonio etnografico, che per disposizioni di un giudice non potrà essere mai esposto se non integralmente.

Maria Antonietta Cossu

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