La Nuova Sardegna

Oristano

«Numero chiuso per Mal di Ventre»

di Enrico Carta
«Numero chiuso per Mal di Ventre»

Il Gruppo di intervento giuridico chiede che vengano contingentati gli accessi all’isola per salvaguardarla

01 dicembre 2015
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CABRAS. L’isola di Mal di Ventre a numero chiuso. Non è più solo un appello, stavolta è un’idea che qualcuno spera di far doventare concreta. D’inverno l’isola è il deserto, è la natura che vince su tutto. D’estate è un’invasione quotidiana in stile riviera romagnola che dura per quasi due mesi. Troppe persone e troppo a lungo godono del paradiso del Sinis tra la costa cabrarese e quella di San Vero Milis? C’è chi risponderebbe «sì» e allora per fermare l’assalto il Gruppo di intervento giuridico lancia una nuova battaglia che prende spunto da quanto avviene già in altre zone di elevato pregio naturalistico della Sardegna.

L’esperimento dell’Asinara o di alcuni tratti delle isole dell’arcipelago di La Maddalena, dove esiste il numero chiuso o addirittura il divieto di accesso è ovviamente il punto di riferimento e di arrivo per l’associazione ambientalista che ora chiede un intervento risolutore all’Area Marina Protetta anche per quell’incredibile gioiello nato quasi per uno scherzo della natura e diventato qualcosa di irripetibile.

È proprio da questa unicità che si parte. È vero che per Mal di Ventre esistono già delle limitazioni pressoché totali in tutta la zona ovest dell’isolotto, quella che non guarda verso la costa e che si affaccia sul mare aperto. Ma per il Gruppo di intervento giuridico queste misure adottate non sono sufficienti: rifiuti, eccessivo sfruttamento delle spiagge, traffico di barche in eccesso sono lì a testimoniarlo.

Il problema è stato sollevato durante la recente assemblea regionale dal componente oristanese Giancarlo Fantoni, al quale è stato affidato l’incarico di andare avanti su questo percorso che dovrebbe arrivare sino all’istituzione del numero chiuso di ingressi giornalieri sul Mal di Ventre.

Ovviamente, non sarà un percorso in discesa e si può immaginare che l’idea vada a scontrarsi con un muro formato da tanti oppositori. «Ma il nostro compito è quello di salvaguardare un luogo del genere e non di farlo morire sotto l’enorme pressione antropica – spiega Giancarlo Fantoni –. Il primo passo che muoveremo sarà quello di coinvolgere tutte le associazioni ambientaliste. A quel punto ci rivolgeremo agli enti pubblici e all’Unione Europea, perché bisogna ricordarsi che l’isola di Mal di Ventre fa parte di un Sito di importanza comunitaria».

Il fatto che sia privata è considerata come una scusa per non agire, perché comunque non si può edificare e i vincoli ambientali impediscono qualsiasi tipo di operazione immobiliare. Pur appartenendo al britannico lord Miller, il Gruppo di intervento giuridico chiede maggiori tutele per l’intero ecosistema da parte delle amministrazioni e degli enti locali interessati. «Sbaglia chi crede che il numero chiuso decreti la morte del turismo – afferma Giancarlo Fantoni –. I parchi funzionano meglio e garantiscono più guadagni, oltre che più tutele ambientali. Il fatto poi che l’isola sia all’interno di un’area Sic grantisce finanziamenti dall’Unione Europea in presenza di progetti. È per questo che l’Area Marina Protetta sarà immediatamente coinvolta».

E chi lavora e con Mal di Ventre guadagna non avrà problemi. Anzi, in presenza di autorizzazioni al trasporto, la situazione non potrà che essere più agevole per tutti e soprattutto garantirebbe un periodo di visite ed escursioni lungo quanto l’intero anno solare e non solo durante l’estate. Sarebbe, insomma, la fine delle gomitate o dei tagliafuori in stile pallacanestro per accaparrarsi i clienti-gitanti sulla spiaggia di Putzu Idu.

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