La Nuova Sardegna

Oristano

Il grido d’allarme del Barigadu: in 50 anni popolazione dimezzata

di Maria Antonietta Cossu
Il grido d’allarme del Barigadu: in 50 anni popolazione dimezzata

Busachi: il confronto dei sindaci della zona con il presidente della Regione Francesco Pigliaru Il capo della Giunta: «No a campanilismi: puntare sulle Unioni dei Comuni per avere più servizi»

28 novembre 2015
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BUSACHI. I sindaci del territorio invocano misure straordinarie per scongiurare l’agonia dei piccoli paesi dell’interno. L’appello a un’azione più incisiva e lungimirante della classe politica regionale è stato lanciato ieri dagli amministratori locali del Barigadu nell’incontro con il governatore Francesco Pigliaru, a Busachi per la presentazione del programma Iscol@.

Due i leitmotiv del dibattito: l’involuzione dell’economia territoriale e lo spopolamento. I dati sciorinati ieri dal presidente dell’Unione del Barigadu fotografano una situazione drammatica: tasso di disoccupazione più alto della media, dispersione scolastica e una preoccupante desertificazione sociale: «Nel Barigadu, l’anno scorso, sono nati 44 bambini: siamo passati dai 15.500 abitanti del 1961 agli 8500 di oggi, abbiamo perso il 60 per cento della popolazione, quattro paesi su nove sono a rischio di estinzione tra quarant’anni» ha rilevato Roberto Putzolu, sindaco di Ardauli. «Da una parte convenite che stiamo morendo, dall’altra ci date il colpo di grazia» ha ammonito Putzolu.

«Nughedu ha 302 abitanti e nove partite iva tutte in sofferenza. Non s’investe più nelle infrastrutture, poco in quelle digitali» ha obiettato il sindaco Francesco Mura.

Tra le questioni sul tappeto anche le condizioni di una viabilità inadeguata e carente evidenziate dal sindaco di Neoneli, Salvatore Cau, l’inquinamento dell’Omodeo e le mancate ricadute a fronte di enormi rinunce: «È tempo di avviare il recupero ambientale e la valorizzazione di questa risorsa» ha sollecitato il capo dell’amministrazione busachese, Gianni Orrù.

Pietro Arca di Sorradile è entrato nel merito del dibattito politico in corso: «Bisogna fare delle riforme istituzionali che abbiano testa e gambe per tutta la Sardegna».

Argomento ripreso dal collega di Samugheo, Antonello Demelas: «Non chiedeteci di rinunciare alla nostra identità nel nome della semplificazione burocratica perché non è così che si raggiungono gli obiettivi».

Il presidente ha accolto con favore il confronto, non sempre dai toni teneri: «Dobbiamo cominciare oggi a parlare di sviluppo e la parola d’ordine è istruzione. Prepararci alle trasformazioni del mercato del lavoro, orientato sulle tecnologie e con iscol@ stiamo facendo proprio questo. Ma se l’istruzione è importante lo è anche l’ assetto istituzionale – ha detto cercando di attenuare le riserve avanzate sulla riforma degli enti locali -. Lasciamo perdere bandiere antiche, si può avere l’efficienza mantenendo l’identità. Si possono montare le Unioni dei Comuni sulla base della ragionevolezza per dare servizi aggiuntivi alle popolazioni, come, lo vedremo insieme».

E sullo sviluppo: «Dobbiamo lavorare duro su agroalimentare, artigianato e zootecnia, chiudere le filiere, esportare».

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