La Nuova Sardegna

Oristano

Omicidio Murranca, primo scontro in aula sulle intercettazioni

di Enrico Carta
Omicidio Murranca, primo scontro in aula sulle intercettazioni

Pompu, la difesa dei tre imputati ne chiede l’inutilizzabilità La Corte le ammette e poi parlano i primi due testimoni

21 ottobre 2015
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POMPU. Lo scontro si accende subito, come il fuoco che bruciò brutalmente il cadavere del commerciante ambulante Antonio Murranca, ucciso il 24 settembre di un anno fa. Accusa e difesa si dividono sin dal primo istante dell’udienza che vede imputati di fronte alla Corte d’Assise di Cagliari Graziano Congiu, 31 anni di Ales, Lorenzo Contu, di 52 anni di Morgongiori, e Stefano Murru, 40 anni di Pompu. Sono accusati di aver ucciso il venditore di frutta per impossessarsi dell’incasso di qualche giorno di vendite e poi di aver occultato il corpo privo di vita nelle campagne di Marrubiu, in un boschetto in cui il cadavere fu dato alle fiamme assieme al furgone di Antonio Murranca.

È la ricostruzione del pubblico ministero Paolo De Falco, rafforzata dalle convinzioni dell’avvocato di parte civile Gianfranco Siuni che tutela la moglie di Antonio Murranca, Rossella Melis, e i figli Gianfranco e Samuela. Ma tra le prove c’è anche quella che ha sollevato i dubbi maggiori esposti dagli avvocati difensori Angelo Battista Marras, Carlo Figus e Michele Ibba alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Claudio Gatti affiancato dal giudice a latere Giorgio Altieri.

Il collegio difensivo, tra le eccezioni preliminari, ha sollevato quella dell’inutilizzabilità di alcune intercettazioni che sarebbero state in qualche modo rubate. I tre, oggi imputati in stato di detenzione cautelare, nelle settimane successive al delitto venivano interrogati esclusivamente in qualità di testimoni, ma i carabinieri che avevano forti sospetti su di loro, gli avevano teso una trappola. Quando li convocavano in caserma, tra un interrogatorio e l’altro, li lasciavano in una saletta in cui c’erano delle microspie che registravano le loro conversazioni ed è proprio in quell’occasione che i tre si sarebbero traditi per la prima volta.

L’opposizione all’utilizzo di quelle intercettazioni era stata già sollevata nel momento in cui scattarono le misure di custodia cautelare, ora è stata riproposta al processo, ma ancora una volta la difesa ha dovuto incassare il parere contrario dei giudici: quei dialoghi entrano quindi a far parte del fascicolo del dibattimento che ieri ha fatto registrare le prime due audizioni di testimoni. In aula hanno deposto i carabinieri che per primi, dopo la segnalazione di un cittadino, trovarono il furgone bruciato nelle campagne di Marrubiu.

Le loro parole servono più che altro per ricostruire la scena finale di un delitto maturato e consumato a diversi chilometri di distanza, per il quale sarà chiamata a deporre una sessantina di testimoni, suddivisi a metà tra accusa e difesa con un lunghissimo elenco presentato dall’avvocato Angelo Battista Marras, accolto per intero dalla Corte la quale ha però chiesto che, con il procedere delle udienze, si elimini qualche possibili doppione.

La prossima udienza è stata fissata per giovedì della prossima settimana.

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