La Nuova Sardegna

Oristano

Milis, nuovi scavi al sito nuragico

Milis, nuovi scavi al sito nuragico

L’area di Cobulas continua a regalare importanti reperti di diverse epoche

13 ottobre 2015
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MILIS. Il sito nuragico di Cobulas-Cuccuru de Is Zanas, continua a rivelare aspetti importanti sugli abitanti che lo hanno popolato nel corso del tempo, a partire dal Bronzo Medio (1800-1300 a.C. circa), passando per il periodo Romano Repubblicano e Imperiale fino ad arrivare all’Alto Medioevo. In una conferenza affollatissima, tenutasi nella Sala Ovest del Palazzo Boyl, organizzata dal Comune in collaborazione con l’Università di Sassari, gli archeologi Piergiorgio Spanu e Giuseppe Maisola, entrambi dell’ateneo sassarese, hanno illustrato i risultati della campagna di scavi 2015, che hanno interessato l’area in cui si è sviluppato il villaggio adiacente al complesso nuragico, e in particolare una zona circolare (indagata per circa la metà) dove, probabilmente, insisteva una capanna e due strutture a pianta rettangolare. Durante gli scavi sono riemersi un gran numero di oggetti metallici (tra cui una pinzetta, quasi integra, forse servita come strumento da toeletta o chirurgico), una grande quantità di frammenti ceramici da cucina e di uso comune e una lampada votiva ben conservata. Interessantissimi anche gli amuleti in pasta vitrea raffiguranti una testa negroide e una statuina di Arpocrate, databile tra il II e il I secolo a.C. Quest’ultima, in ottimo stato di conservazione, rappresenta una divinità egizia (Horo fanciullo) che identifica il figlio di Iside e Osiride, il cui culto si diffuse in tutto il mediterraneo in età Ellenistica. Altre statuine simili a quella rinvenuta nel sito di Cobulas, si trovano nel Museo del Louvre a Parigi e al British Museum di Londra. «Nell’area in cui sorgevano le costruzioni a pianta rettangolare – ha precisato Maisola – abbiamo rinvenuto tracce di un incendio, databile all’Alto Medioevo. Non sappiamo, però, se questo avvenne prima o dopo che il villaggio era stato abbandonato. Dai crolli individuati si evince che le case andarono in rovina e il sito non venne più frequentato fino al 1300/1400, quando si riscontra nuovamente la presenza saltuaria dell’uomo: pastori e agricoltori». Ma il sito ha riportato alla luce anche residui di cibo, grazie ai quali è possibile ricostruire le abitudini alimentari dei suoi abitanti. Tutti i reperti sono attualmente in fase di classificazione e saranno oggetto di successiva pubblicazione. «Nel lavoro che si sta facendo a Cobulas – hanno detto Maisola e Spanu – è fondamentale l’apporto di tutti: a cominciare dall’Università di Sassari e dell’amministrazione Comunale, che ha finanziato interamente gli scavi, le associazioni e i volontari».(pi.ma)

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