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No unanime del consiglio regionale alla chiusura della prefettura di Oristano

La protesta dell'Oristanese davanti alla sede del consiglio regionale
La protesta dell'Oristanese davanti alla sede del consiglio regionale

Passa una mozione unitaria contro «l'arretramento» dei presidi statali nel territorio dell'Oristanese

06 ottobre 2015
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CAGLIARI. Il Consiglio regionale punta i piedi contro l'ipotesi di soppressione della Prefettura di Oristano con il conseguente accorpamento con quella di Nuoro e la paventata riduzione dei presidi di sicurezza. Con un ordine del giorno unitario e trasversale, l'assemblea legislativa all'unanimità impegna il presidente e la Giunta regionale a impedire la chiusura delle sedi governative con il Governo e ad attivare un tavolo di confronto «per ridiscutere l'assetto organizzativo dell'amministrazione periferica pubblica, tenendo conto delle condizioni d'insularità della Sardegna e affermando i principi costituzionali dell'Autonomia».

Un documento chiesto dai dagli 88 sindaci del territorio che hanno seguito i lavori dell'Aula con la fascia tricolore. «In Italia non si può usare alcuno schema lineare per fare tagli o razionalizzazioni, - ha detto il presidente della Regione, Francesco Pigliaru, affiancato da tutto l'Esecutivo - almeno fino a quando il Mezzogiorno non avrà raggiunto il resto del Paese. E per questo servono investimenti addizionali in istruzione, legalità ed infrastrutture. E sarebbe un errore grave ridurre il presidio di legalità nella nostra regione, come nel caso di Oristano».

Nel dibattito molti consiglieri regionali, tra i quali i presentatori delle due mozioni che hanno avviato il dibattito, Antonio Solinas del Pd e Oscar Cherchi di Fi, hanno evidenziato il tema della presenza dello Stato in Sardegna puntando il dito contro «l'arretramento» dei presidi statali nel territorio. Secondo il capogruppo di Forza Italia, Pietro Pittalis, «si assiste ad un silenzio assordante che caratterizza azione del governo regionale rispetto all'arbitrio del governo nazionale secondo il quale la modernizzazione passa attraverso la scure».

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