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Laconi e Genoni si mobilitano per salvare l’ospedale di Isili

LACONI. Anche i due centri del versante oristanese del Sarcidano, Laconi e Genoni, si uniscono alla protesta dei comuni vicini contro i tagli alla sanità nel territorio. La battaglia, promossa da...

14 luglio 2015
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LACONI. Anche i due centri del versante oristanese del Sarcidano, Laconi e Genoni, si uniscono alla protesta dei comuni vicini contro i tagli alla sanità nel territorio.

La battaglia, promossa da un comitato spontaneo che ha avviato una raccolta firme e proclamerà a breve lo stato di agitazione, è per la salvaguardia del presidio ospedaliero San Giuseppe di Isili, che fa capo alla Asl numero 8 di Cagliari, attualmente unico presidio di riferimento per tutto un vasto territorio che abbraccia il Sarcidano, parte della Barbagia, della Trexenta e della Marmilla.

A Laconi in attesa che, nel prossimo mese di agosto, venga inaugurata la Casa della salute con l’attivazione di nuovi servizi, come è stato ribadito circa due mesi fa nel corso di un incontro con il commissario Straordinario della Asl di Oristano, l’attenzione e la preoccupazione degli amministratori in questi giorni è rivolta principalmente a tutelare la salvaguardia del nosocomio isilese, il presidio sanitario più vicino e al quale gli utenti di Laconi fanno riferimento.

I sindaci dei due paesi hanno deciso, infatti, di sottoporre al vaglio dei rispettivi consigli comunali, convocati il 14 luglio a Genoni ed il 16 a Laconi, il “Documento spontaneo per il diritto alla tutela della salute” nel territorio del Sarcidano-Barbagia di Seulo.

Anche se l’ospedale di Isili appare da anni come un cantiere aperto, dove fervono lavori di ristrutturazione, la certezza di un suo potenziamento nel territorio non è mai stata portata avanti con convinzione. Anzi, alla cancellazione di reparti, a partire da ginecologia a ostetricia, non ha mai fatto seguito l’attivazione di altri servizi alternativi promessi, come il “centro donna”.

La continua e progressiva cancellazione di prestazioni sanitarie, a seguito dei tagli imposti dal contenimento della spesa pubblica e della necessità di risparmiare fino all’osso, ha minato ormai l’essenza stessa di presidio ospedaliero.

«La situazione che stiamo denunciando – scrive il Comitato per il diritto alla tutela della salute – è grave; la chiusura della Chirurgia porta alla chiusura del Pronto soccorso, ma anche a quella della Medicina, trasformando il tutto in una casa protetta o poco più di un poliambulatorio».

Ivana Fulghesu

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