La Nuova Sardegna

Oristano

L’invasione del giacinto, allarme a Mar’e Foghe

di Claudio Zoccheddu
L’invasione del giacinto, allarme a Mar’e Foghe

I sindaci del territorio si appellano alla Regione per la bonifica del corso d’acqua L’area quasi completamente ricoperta dalla piantina infestante è pari a 80 ettari

25 giugno 2015
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RIOLA SARDO. Una task force di sindaci contro il giacinto d’acqua. Ieri mattina i rappresentanti politici di Riola Sardo, Tramatza, Zeddiani, Nurachi, San Vero Milis e Baratili San Pietro hanno chiesto l’intervento della Regione per risolvere la questione, una volta per tutte. La piantina tropicale ha infestato nuovamente il corso del rio Mar’e Foghe, un canale irriguo lungo sei chilometri con un’estensione totale pari a un’ottantina di ettari quasi completamente ricoperti dai giacinti. Oltre allo strano colpo d’occhio e all’evidente difficoltà di deflusso della acque causata dall’accumulo di piante sotto i ponti che scavalcano il canale, l’infestazione potrebbe causare la moria dei pesci che popolano il Mar’e Foghe. Proprio l’emergenza sanitaria è quella che preoccupa maggiormente i sindaci, alcuni neo eletti: «La piante soffocano il canale e non abbiamo intenzione di aspettare una moria di pesci senza fare fronte comune e interessare la Regione di quello che accade dalle nostre parti», ha detto il sindaco di Riola, Domenico Ari. I colleghi sono sulla stessa lunghezza d’onda. «Tempo fa la Regione aveva stanziato 600mila euro», aggiunge Stefano Pala, sindaco di Tramatza, «ma ai comuni e alla Provincia non è arrivato nulla. Vogliamo sapere se quei soldi sono ancora disponibili». Oltre ai problemi sanitari c’è anche chi lamenta un danno d’immagine: «Il centro sportivo di s’Anaeda, lungo il corso del canale, potrebbe essere la base per competizioni agonistiche di canoa a livello europeo ma questa situazione non favorisce l’interesse delle federazioni, perdere una possibilità di questo tipo sarebbe un danno enorme per la nostra comunità», aggiunge Claudio Pinna, sindaco di Zeddiani. Le soluzioni possibili sono diverse, si va dalla rimozione meccanica (necessario per rimuovere il grosso dell’infestazione) alla sperimentazione di microrganismi biologici in grado di attaccare i giacinti senza alterare l’ecosistema del canale. C’è anche un vecchio cavallo di battaglia, tutt’ora in voga: abbattere lo sbarramento all’altezza del stagno di Cabras, nella zona di Pischeredda. L’acqua salamastra di Mar’e Pontis, infatti, ne seccherebbe le radici uccidendo la pianta. Soluzioni da concordare, con il governo isolano. Ecco perché i sindaci chiameranno a raccolta gli assessorati regionali all’ambiente e quello ai lavori pubblici, ma anche la presidenza e tutti i consiglieri del territorio.

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