La Nuova Sardegna

Oristano

La scelta spirituale di suor Caterina: una vita in clausura

di Michela Cuccu
La scelta spirituale di suor Caterina: una vita in clausura

Nei giorni scorsi la clarissa ha preso i voti perpetui La toccante cerimonia celebrata dall’arcivescovo

03 maggio 2015
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ORISTANO. In altri tempi, si sarebbe scritto più o meno così: «Ha preso i voti di clausura, chiudendo per sempre la porta al mondo». Oggi invece no: per Caterina Quartu, che martedì scorso ha preso i voti perpetui di suora di clausura, le cose non stanno affatto in questo modo. La conferma arriva nel momento in cui risponde da un numero di telefonino cellulare. Il suo.

«Da anni lo abbiamo adottato in convento – spiega dall’altra parte del ricevitore – lo utilizziamo per comunicare con l’esterno, ma anche fra consorelle». Non c’è solo il telefonino che tiene legate al mondo esterno le suore undici suore del convento di Santa Chiara, che assieme a quello delle suore Cappuccine, è uno dei due monasteri di clausura in città.

«Utilizziamo internet, comunichiamo via mail e poi leggiamo i giornali e guardiamo la televisione – dice suor Caterina –. Noi non rinunciamo al mondo, semplicemente la nostra è un’apertura con la società che avviene in modo spirituale».

Spiritualità, è il concetto che sa sempre crea un alone di mistero attorno a chi sceglie il convento e che oggi, nel 2015, ha un’ulteriore bisogno di essere spiegato, soprattutto se a sceglierlo è stata una donna che prima conduceva una vita assolutamente comune. Carattere aperto, Caterina Quartu, cagliaritana di quarant’anni, ha fatto il suo ingresso otto anni fa in convento a Oristano. «Prima insegnavo nella scuola per l’infanzia e la mia vita era simile a quella di tantissime altre giovani donne, nel senso che frequentavo gli amici, andavo in pizzeria, facevo parte dell’Azione cattolica, insomma, cose alquanto comuni».

Parla senza enfasi della sua scelta di vita, che sembrerebbe segnata dal destino, se si considera che porta il nome di una delle fondatrici di un ordine religioso, la santa patrona d’Italia, Caterina, appunto. Quando racconta della sua scelta, lo fa con semplicità. Dice: «Non mi sembra di aver fatto una scelta molto diversa da chi si sposa e mette su famiglia. Anche la nostra è una famiglia». Racconta di essersi da subito integrata in convento, dove è entrata nel 2005 e, dopo gli anni del premandato e del noviziato, tre anni fa ha preso i voti temporanei, trasformati, martedì scorso, in voti perpetui.

Suora per sempre, insomma, dopo una cerimonia che definisce «emozionante», con lei prostrata, di fronte all’arcivescovo e i familiari ad assistere. «Ho fatto una scelta per tutta la vita», dice con voce serena, che non cambia tono se parla della vita in convento. «Si vive assieme, siamo una famiglia. Ognuna di noi ha dei compiti, che cerchiamo di portare avanti nel migliore dei modi. E i contatti con l’esterno sono frequenti. Le persone vengono a trovarci, a parlare con noi. Ci raccontano dei loro problemi, ma anche delle loro gioie e dei successi. La gente ci chiede di pregare per loro e noi lo facciamo. È la preghiera che ci tiene legate con la società, un legame profondo». Prima terminare il suo racconto, suor Caterina non trascura di sottolineare il rapporto che lo storico convento medioevale di Santa Chiara ha con la città. «È un rapporto più che positivo, le persone sono molto generose».

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