L’Asl ora chiude l’ala pericolante del vecchio ospedale
Caos al Centro di salute mentale, lunedì mattina il trasloco Meloni: «Non abbiamo le risorse per la ristrutturazione»
ORISTANO. Chissà cosa sarebbe successo se a lavorare dentro un edificio pericolante fossero stati i dipendenti di una società privata. Sarebbe stato piuttosto complicato giustificare la situazione, magari proprio alla Asl, con un semplice: «Scusate ma non abbiamo risorse per sistemare la struttura». Eppure, è proprio questo quello che è successo ieri mattina, quando la notizia dell’inagibilità di un’ala dell’edificio che ospita il Centro di salute mentale della Asl di Oristano è diventata di pubblico dominio: «Non disponiamo di finanziamenti sufficienti per un totale risanamento dell'edificio, che risale all'epoca medioevale e risente inevitabilmente dei segni del tempo», ha detto il direttore generale dell Asl, Mariano Meloni. Nel frattempo, l’ala pericolante dello stabile è stata chiusa in fretta e furia. Già ieri mattina, infatti, impiegati e pazienti si sono trovati davanti alla novità e al caos che ha generato la chiusura di un’ala del reparto: «Abbiamo staccato la corrente elettrica e sigillato la zona pericolante che, dobbiamo precisarlo, è solo una piccola parte dello stabile mentre nel resto del piano è possibile lavorare in sicurezza», continua Mariano Meloni che prova una disperata difesa d’ufficio. «Nel corso degli anni sono stati eseguiti indagini, sopralluoghi e analisi geostatiche per accertare la natura del problema e delle lesioni ma, non avendo a disposizione risorse sufficienti per disporre il trasferimento del Centro di salute mentale in un’altra sede, l'azienda non ha alcuna alternativa a quella di mantenere il servizio nell'attuale struttura, ottimizzando gli spazi a disposizione», conclude il direttore generale.
Una volta sigillata l’ala pericolante, il servizio verrà quindi trasferito al piano superiore del palazzo. Già lunedì mattina, pazienti e impiegati dovranno fare un piano in più per raggiungere gli ambulatori e gli uffici amministrativi. Rimane da chiarire come sarà possibile tenere aperto il primo piano del vecchio ospedale se l’unica uscita di sicurezza che da sulle scale antincendio è al di là dei sigilli che, da ieri mattina e con un ritardo di anni, bloccano l’ingresso all’ala pericolante. In ogni caso, non ci sarà alcuna possibilità, perlomeno nel breve periodo, di provare a contrastare le crepe che segnano i muri dell’edificio medioevale che un tempo era la sede dell’ospedale di Oristano. Un tempo di cui sono rimaste solo le tracce sui muri che l’imbarazzo della direzione generale – che ha atteso oltre ogni limite prima di sigillare il reparto – non è riuscita a cancellare con una decisione intempestiva e fuori da tutte le logiche che, proprio la Asl, dovrebbe applicare nei casi simili a quello del Centro di salute mentale di Oristano.
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