La Nuova Sardegna

Oristano

L’Asl ora chiude l’ala pericolante del vecchio ospedale

di Claudio Zoccheddu
L’Asl ora chiude l’ala pericolante del vecchio ospedale

Caos al Centro di salute mentale, lunedì mattina il trasloco Meloni: «Non abbiamo le risorse per la ristrutturazione»

20 dicembre 2014
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ORISTANO. Chissà cosa sarebbe successo se a lavorare dentro un edificio pericolante fossero stati i dipendenti di una società privata. Sarebbe stato piuttosto complicato giustificare la situazione, magari proprio alla Asl, con un semplice: «Scusate ma non abbiamo risorse per sistemare la struttura». Eppure, è proprio questo quello che è successo ieri mattina, quando la notizia dell’inagibilità di un’ala dell’edificio che ospita il Centro di salute mentale della Asl di Oristano è diventata di pubblico dominio: «Non disponiamo di finanziamenti sufficienti per un totale risanamento dell'edificio, che risale all'epoca medioevale e risente inevitabilmente dei segni del tempo», ha detto il direttore generale dell Asl, Mariano Meloni. Nel frattempo, l’ala pericolante dello stabile è stata chiusa in fretta e furia. Già ieri mattina, infatti, impiegati e pazienti si sono trovati davanti alla novità e al caos che ha generato la chiusura di un’ala del reparto: «Abbiamo staccato la corrente elettrica e sigillato la zona pericolante che, dobbiamo precisarlo, è solo una piccola parte dello stabile mentre nel resto del piano è possibile lavorare in sicurezza», continua Mariano Meloni che prova una disperata difesa d’ufficio. «Nel corso degli anni sono stati eseguiti indagini, sopralluoghi e analisi geostatiche per accertare la natura del problema e delle lesioni ma, non avendo a disposizione risorse sufficienti per disporre il trasferimento del Centro di salute mentale in un’altra sede, l'azienda non ha alcuna alternativa a quella di mantenere il servizio nell'attuale struttura, ottimizzando gli spazi a disposizione», conclude il direttore generale.

Una volta sigillata l’ala pericolante, il servizio verrà quindi trasferito al piano superiore del palazzo. Già lunedì mattina, pazienti e impiegati dovranno fare un piano in più per raggiungere gli ambulatori e gli uffici amministrativi. Rimane da chiarire come sarà possibile tenere aperto il primo piano del vecchio ospedale se l’unica uscita di sicurezza che da sulle scale antincendio è al di là dei sigilli che, da ieri mattina e con un ritardo di anni, bloccano l’ingresso all’ala pericolante. In ogni caso, non ci sarà alcuna possibilità, perlomeno nel breve periodo, di provare a contrastare le crepe che segnano i muri dell’edificio medioevale che un tempo era la sede dell’ospedale di Oristano. Un tempo di cui sono rimaste solo le tracce sui muri che l’imbarazzo della direzione generale – che ha atteso oltre ogni limite prima di sigillare il reparto – non è riuscita a cancellare con una decisione intempestiva e fuori da tutte le logiche che, proprio la Asl, dovrebbe applicare nei casi simili a quello del Centro di salute mentale di Oristano.

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