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Oristano

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Fuori il cartello “locali inagibili”, dentro gli impiegati al lavoro

Claudio Zoccheddu
L'ala "inagibile" del Centro di salute mentale della Asl
L'ala "inagibile" del Centro di salute mentale della Asl

Un’ala del Centro di salute mentale della Asl dovrebbe essere sigillata, ma è aperta al pubblico e ai pazienti

19 dicembre 2014
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ORISTANO. L’accesso è vietato da tempo. L’ala dello stabile è inagibile ma dentro ci lavorano e ci passano, per tanti motivi, una ventina di dipendenti e un numero imprecisato di pazienti. La situazione del Centro di salute mentale della Asl di Oristano sembra presa pari pari da una vecchia commedia all’italiana. L’aspetto umoristico, però, sfugge. Quello drammatico è invece concentrato sul cartello affisso alla vetrate dell’ambulatorio al primo piano del vecchio ospedale di piazza San Martino: “Ala inagibile. Vietato l’accesso al pubblico”, si legge.

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Peccato però che subito dietro la vetrata ci sia un ufficio della sezione amministrativa, con dentro alcuni impiegati al lavoro. Sui lati, poi, ci sono tanti altri uffici frequentati dai dipendenti della Asl e addirittura una sorta di sala riunioni, dove le infermiere hanno gli armadietti. Per loro, stranamente, l’accesso non è vietato. Nell’ala inagibile del palazzo c’è anche il bagno per il pubblico e, incredibile ma vero, l’unico accesso dell’intero piano alle scale antincendio. Motivi, questi, che potrebbero aver spinto qualcuno a far finta di nulla e a tenere aperto l’androne. Nonostante tutto. Eppure, i segni che hanno portato i vigili del fuoco a dichiarare insicura la struttura ci sono, e sono piuttosto evidenti. Dalle cornici di ogni porta, infatti, partono crepe che si snodano lungo i muri. La più preoccupante, però, è quella che “taglia” in due la trave sulla porta che conduce alle scale antincendio. Un dettaglio che non dona a un’uscita che della sicurezza ha solo il nome.

Nonostante tutto, le giornate scorrono come se niente fosse e ogni giorno decine di pazienti vengono ricevuti in una zona “cedevole” che dovrebbe essere sigillata. Anche ieri mattina, sulle poltroncine sistemate nella parte agibile del Centro di salute mentale c’erano decine di pazienti, in attesa di parlare con i medici o di sbrigare qualche pratica. Al primo piano di piazza San Martino, poi, non si parla di raffreddori o influenze. Le patologie che vengono curate sono delicate e dovrebbero essere discusse in ambienti più discreti e molto meno pericolosi. Ma ormai, l’incredibile commedia all’italia va avanti da tanto tempo: «Dovrebbero esserci i sigilli ma invece è aperto e ci può entrare chiunque», dice una delle addette del Centro di salute mentale, «ci sono stati sopralluoghi dei vigili del fuoco e di tanti tecnici. Hanno dichiarato che la struttura è inagibile e sono stati affissi i divieti. I primi giorni non sapevamo come comportarci e abbiamo deciso di chiudere, perlomeno al pubblico. Poi, dopo che un anziano non è riuscito a trattenersi abbiamo deciso di aprire nuovamente. Era impensabile tenere il bagno chiuso e vietare l’accesso alla scala antincendio».

Poi, come in tutte le cose, è subentrata l’abitudine. Nonostante lo stabile sia inagibile, addetti e impiegati continuano a lavorarci come se niente fosse. Il bagno è meta delle ritirate dei pazienti e l’accesso all’uscita di sicurezza e alla scala antincendio rimane l’unico di tutto il piano. Una consuetudine che appartiene anche alle crepe sui muri che, centimetro dopo centimetro, si allungano verso il soffitto. Cercare risposte in loco è piuttosto complicato. La responsabile, la dottoressa Raffaela Cau, ieri mattina non era in sede e, al telefono, ha spiegato di non essere autorizzata a rilasciare dichiarazioni e a commentare nessuna notizia o informazione. Il compito spetta alla direzione della Asl. La stessa che, tempo fa, avrebbe dovuto affrontare la questione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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