La Nuova Sardegna

Oristano

Il delitto e i tre dubbi della difesa: il movente, il luogo e un identikit

di Enrico Carta
Il delitto e i tre dubbi della difesa: il movente, il luogo e un identikit

Pompu, gli avvocati indicano alcuni punti deboli dell’inchiesta per l’omicidio di Antonio Murranca La descrizione fatta dal fratello della vittima non corrisponde alla fisionomia dei tre indagati

17 dicembre 2014
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POMPU. Manca un movente. Non si conosce il luogo del delitto. E c’è una testimonianza, con un identikit, che andrebbe contro le prove contenute nell’ordinanza di custodia cautelare. Le certezze degli inquirenti sono i dubbi della difesa. Aspettando la consegna degli atti richiesti nei giorni scorsi, gli avvocati dei tre amici, indagati per l’omicidio del venditore ambulante Antonio Murranca e dell’occultamento del suo cadavere, iniziano a studiare la linea difensiva e affrontano le prime perplessità.

Ragionando su quel poco che sinora si conosce dell’inchiesta coordinata dal pubblico ministero Paolo De Falco e affidata ai carabinieri della Compagnia di Mogoro e del Nucleo investigativo di Oristano, secondo gli avvocati questo somiglia tanto a quelli che in gergo forense si chiamano processi indiziari. E allora, in attesa che la procura scopra altre carte, gli avvocati difensori Angelo Battista Marras, legale di Graziano Congiu,Cesare Sonis che assiste Stefano Murru e Carlo Figus e Serena Contini che difendono Lorenzo Contu pongono i primi interrogativi sull’indagine che, a loro dire, sarebbe andata in una direzione sbagliata.

E mentre negli androni del tribunale si rincorrono le voci di un possibile nuovo arresto, si cerca già il grimaldello per far saltare da subito il castello accusatorio. Gli atti al completo diranno ovviamente molto di più di quanto può essere contenuto nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari, Silvia Palmas, che ancora non ha sciolto la riserva sulla richiesta di scarcerazione formulata dall’avvocato Angelo Battista Marras per conto di Graziano Congiu.

Ma le domande iniziano ad affiorare. Due sono le più ovvie e scontate. Per prima: dov’è stato ammazzato Antonio Murranca? Per il momento, di questo fondamentale aspetto nulla si sa. Non c’è la certezza sul luogo in cui è stato commesso l’omicidio, perché di sicuro c’è solo il luogo nelle campagne di Marrubiu in cui il cadavere è stato bruciato per essere quindi nascosto agli inquirenti.

La seconda domanda è invece quella del movente. I soldi? Nell’ordinanza non se na fa cenno e con sé Antonio Murranca non aveva certo cifre da capogiro che potessero far venire a qualcuno la voglia di impossessarsene, tanto più che la vittima ripetutamente era stata generosa con i tre. Detto brutalmente, forse, a loro tre serviva più da vivo che da morto.

Infine la testimonianza e l’identikit. Il fratello della vittima, che ovviamente non aveva alcun interesse a portare in una direzione sbagliata gli inquirenti, fa la descrizione della persona vista alla guida del furgone di Antonio Murranca il giorno dell’omicidio. Racconta di un ragazzo dal viso pulito e dalla carnagione chiara con dei baffetti alla Hitler. Una persona troppo diversa rispetto alla fisionomia dei tre indagati.

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