La Nuova Sardegna

Oristano

“Su Santu chi t’at fattu” finisce in tribunale

di Enrico Carta
“Su Santu chi t’at fattu” finisce in tribunale

Cuglieri, gli eredi riconoscono una loro parente tra i protagonisti del libro e denunciano l’autrice

16 dicembre 2014
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CUGLIERI. Voleva essere un libro divertente, ma a qualcuno ha tolto il sorriso. E così l’autrice, che mai avrebbe pensato di avere problemi, si ritroverà nelle aule di giustizia. Tutto lasciava pensare che la simpatica opera di Caterina Angotzi “Su santu chi t’at fattu” avrebbe solo suscitato ilarità e curiosità negli abitanti di Cuglieri che ne sono i protagonisti, ma così non è stato. I parenti di una persona morta e citata per soprannome, non hanno mai gradito quelle poche pagine in cui si raccontavano, in un modo che voleva esclusivamente essere spiritoso, le brevi avventure della loro familiare. E così qualche tempo fa sporsero denuncia per diffamazione.

Tutto sembrava destinato a finire su un binario morto, perché il pubblico ministero Rossella Spano aveva richiesto l’archiviazione. Riteneva infatti che i passi contestati facessero parte di un’opera letteraria e riportassero semplicemente dicerie o pettegolezzi di paese che, per la prima volta, venivano messi nero su bianco. Questa decisione aveva però lasciato l’amaro in bocca agli eredi della persona citata nei brani del libro e queste, tramite l’avvocato Carmelo Idda, hanno presentato opposizione alla richiesta di archiviazione.

Il giudice per le indagini preliminari, Annie Cecile Pinello, ha avuto una lettura diversa del caso e ha formulato l’imputazione coatta per diffamazione che costerà a Caterina Angotzi un processo. L’avvocato Carmelo Idda ha infatti sostenuto, che, per quanto quelle fossero dicerie, la persona fosse facilmente individuabile. Quella Maringhiria del libro, alla quale si attribuiva una vita sociale molto attiva e non sempre alla luce del sole e di fronte al cui corpo morto i parenti sarebbero stati già intenti a spartirsi l’eredità prima ancora che la bara fosse stata sigillata, era riconoscibile. Per di più, secondo il giudice, l’autrice del libro non specificherebbe che si trattava di pettegolezzi di paese sebbene tutto il filo conduttore del libro sia esattamente quello di lasciare ai posteri la memoria di una piccola comunità con la sua vita fatta di tanti piccoli episodi e aneddoti. E la scrittrice, che era difesa dall’avvocato Giuseppe Pinna, che dice? «Peccato, ho scritto tutto senza malignità riportando chiacchiere di paese. Mi consolo col fatto che il libro è già alla seconda ristampa. Spero che il giudice, dopo averlo letto, capisca le mie intenzioni e mi assolva».

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