La Nuova Sardegna

Oristano

Con gli ultimi e i perseguitati

di Caterina Cossu
Con gli ultimi e i perseguitati

Sabato la Marcia della pace promossa dalla diocesi di Oristano e da quella di Ales e Terralba

16 dicembre 2014
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ORISTANO. Un percorso che parte dalla periferia per arrivare al centro della città, così come ha raccomandato papa Francesco alla sua Chiesa. Per non dimenticare gli ultimi ma nemmeno chi oggi, in tutto il mondo, non può professare la religione cristiana liberamente, perché perseguitato. Sarà dedicata ai martiri dell’era moderna la 28esima marcia della pace, una manifestazione promossa dalla diocesi di Ales e Terralba e che arriva per la prima volta a Oristano, sabato pomeriggio. Il percorso partirà alle 15 dalla chiesa di San Giovanni per costeggiare l'ospedale, continuare su via Diaz e arrivare infine alla cattedrale di via Duomo. Con un padrino d’eccezione, il custode di Terra Santa padre Pier Battista Pizzaballa. «Siamo onorati per essere stati scelti per ospitare la marcia», ha dichiarato ieri nella conferenza stampa di presentazione il sindaco Guido Tendas, «siamo una città di pace e vogliamo essere un vero esempio». Anche il presidente della Provincia, Massimiliano De Seenen, ha sottolineato che “i cristiani sono il baluardo di un modo di essere, sono certo la marcia sarà molto sentita e partecipata”. Attese, inoltre, persone da tutta la Sardegna, con l'ambizione di farne sempre più un evento regionale. Poi, più di un migliaio di studenti delle scuole superiori provenienti da tutta l'Isola hanno già aderito e si incontreranno nell’auditorio dell’istituto tecnico di via Carboni. «La partecipazione dei giovani è essenziale, sono loro i primi ad aver diritto alla pace», ha commentato don Angelo Pittau, direttore della Caritas diocesana di Ales-Terralba e presidente del Comitato promotore della Marcia della pace, «abbiamo inaugurato nel 1987 la prima marcia per stabilire un dialogo tra la politica, il mondo ecclesiastico e la cultura. Insieme, abbiamo sempre voluto mettere un seme di pace e attualmente la Sardegna ne ha tanto bisogno». Una strigliata, poi, don Pittau l’ha data al sindaco di Laconi, Paolo Pisu, che ha partecipato alla presentazione come rappresentante della Tavola sarda della pace, reo di aver messo sul tavolo il messaggio politico della chiusura delle basi militari quale concreto segno di pace per la Sardegna. «C’è bisogno di un territorio sano, pulito, vivibile e con produzioni salubri», aveva esordito. Il ramoscello d’ulivo l’ha posato l’arcivescovo Ignazio Sanna, riportando l’attenzione sulla marcia: «Sarà una giornata che indicherà una direzione, non solo una celebrazione. Oggi i cristiani sono perseguitati più che ai tempi del Vangelo, ogni cinque secondi nel mondo viene uccisa una persona di fede cristiana», ha ricordato, «un dramma che il mondo rischia di dimenticare». Monsignor Sanna ha anticipato la campagna di gemellaggio che verrà lanciata dalla Caritas diocesana il giorno della marcia, che permetterà di contribuire economicamente alla salvezza degli esuli iracheni. «Si potrà adottare una famiglia, o versare un contributo per l’acquisto di case container o di autobus per andare a scuola», ha spiegato l'arcivescovo.

Parteciperà alla marcia anche il Csv Sardegna.

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