La Nuova Sardegna

Oristano

Doddore: «Mi vogliono zittire»

Il tribunale decide sulla sorveglianza speciale per il leader indipendentista

04 dicembre 2014
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ORISTANO. Arriverà probabilmente già nella tarda mattinata di oggi la decisione del Tribunale sulla richiesta di sorveglianza speciale avanzata lo scorso 26 maggio dalla questura di Oristano nei confronti del leader indipendentista del movimento Meris Maluentu, Doddore Meloni. L'udienza si terrà a porte chiuse in Camera di consiglio.

L'inizio è fissato per le 11. Meloni ha annunciato che per l'occasione, così come era già successo il 16 ottobre alla prima udienza, arriverà a palazzo di Giustizia indossando il costume sardo tradizionale. «Per ricordare a tutti che la storia della Sardegna e dei sardi è una storia millenaria e che lo Stato italiano invece esiste solo da 170 anni e non può impedirmi di lottare per la libertà» ha spiegato ieri nel corso di una conferenza stampa convocata proprio per denunciare quello che secondo lui è un attentato alla sua libertà politica.

«Vogliono impedirmi di parlare e di lottare per l'indipendenza della Sardegna facendo ricorso a una norma liberticida nata per contrastare la mafia» ha detto spiegando che se il Tribunale (presidente Modestino Villani, a latere Francesco Mameli e Enrica Marson) dovesse accogliere la richiesta della questura, finirebbe di fatto in una sorta di confino come succedeva agli avversari del fascismo.

«Non avrei alcuna possibilità di muovermi liberamente e di continuare la mia battaglia politica per la conquista della indipendenza».

«È vero, la sorveglianza speciale è peggio degli arresti domiciliari e c'è davvero il rischio che possa essere utilizzato in maniera strumentale per colpire politicamente» conferma l'avvocato di Doddore Meloni, Cristina Puddu, che domani chiederà ai giudici del Tribunale di Oristano di respingere la richiesta di sorveglianza speciale perché priva di fondamento.

In particolare la difesa di Doddore Meloni contesterà davanti ai giudici la presunta pericolosità sociale dei cinque militanti del movimento indipendentista, Antonio Meloni, fratello di Doddore, Sandro Mascia, ministro della Pesca della Repubblica della autoproclamata Repubblica di Malu Entu, e due giovani, Fabrizio Desogus e Mirko Pisu, che secondo la questura condividerebbero con Meloni la «predisposizione a commettere crimini strategicamente pianificati». (fgp)

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