La Nuova Sardegna

Oristano

Le luminarie non si accendono

di Enrico Carta

Poche adesioni tra i commercianti e i soldi pubblici non bastano. Niente animazione nel centro storico

27 novembre 2014
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ORISTANO. Un Natale più povero, meno luminoso, meno chiassoso, meno per bambini. Gli anni del consumismo sono lontani, questi sono gli anni della crisi e per parare il colpo i commercianti del centro storico rinunciano addirittura alle luminarie. Ventidue anni dopo il 1992, il buio torna nelle settimane natalizie perché le adesioni alle iniziative che animavano il centro storico non sono sufficienti per pagare il conto finale.

La Confcommercio e il Comune ci hanno provato stanziando, rispettivamente, 7mila e 9mila e 800 euro – quest’ultimo anche gli allacci straordinari e la corrente elettrica –, ma la somma di 16mila e 800 euro non è sufficiente per accendere le settimane che precedono la festa. E nemmeno si raggiunge il tetto minimo aggiungendo le quote che i commercianti avrebbero ovviamente messo di tasca come accade per l’occasione. Succede che quelle tasche siano un po’ troppo vuote e allora anche un risparmio di un centinaio di euro diventa imprescindibile.

Questo significa che nel centro storico non compariranno le luminarie, non ci saranno il trenino catalano, i palloncini, gli spettacoli itineranti e l’animazione, grandi gioie dei bambini che convincevano i genitori a portare loro a fare un bel giro in centro. Tutte le iniziative sono cancellate perché quel che manca è l’euro. Il presidente della Confcommercio Nando Faedda, dopo la delibera unanime del comitato di presidenza, trae le conclusioni: «La nostra associazione è disponibile ad assistere il centro storico, come si è sempre fatto. Non possiamo però investire di più e sopperire ad una così importante riduzione di entrate. Si scrive dunque una brutta pagina del commercio oristanese e si confida nell’amore dei consumatori per il centro città, affinché si continui a prediligerlo per gli acquisti di Natale anche senza luci e spettacoli».

Resta quindi solo l’amore dei consumatori, che da solo però non basta perché almeno le loro tasche devono contenere qualche euro per i regali. Intanto i dati forniti da Confcommercio – visibili nella tabella di sopra – non fanno altro che evidenziare che un delicato equilibrio che reggeva le manifestazioni natalizie. L’andamento delle adesioni dei commercianti era già in calo nel 2010 e la discesa è proseguita a prescindere dalla differenziazione della quota per associati e non associati e dimostrando che anche la politica delle adesioni a prezzi bassi praticata dal 2012 non ha pagato. L’aver abbassato la quota a 100 euro ha significato solamente far diminuire i ricavi, ma non è stato da incentivo per avere maggiori esercizi commerciali partecipanti. E così l’erosione è proseguita sino a questo epilogo. «Secondo le regole che governano i contributi, le risorse pubbliche assegnate per la realizzazione della manifestazione andranno rese. Un vero peccato – evidenzia Confcommercio –. Durante la riunione si era proposto di realizzare azioni di co-marketing per ripulire e abbellire almeno un negozio chiuso per ogni via, anche per riportare l'attenzione dei proprietari e del Comune sul tema del caro affitti e del degrado che comporta un negozio chiuso in pieno centro». Invece niente.

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