La Nuova Sardegna

Oristano

L’ex sindaco accusa Mastino: «Fascista», ed è bagarre in aula

di Alessandro Farina
L’ex sindaco accusa Mastino: «Fascista», ed è bagarre in aula

A Bosa finisce nella tensione il consiglio comunale per lo scontro tra Casula e Luigi Mastino Il capo dell’esecutivo ha chiesto al predecessore di stringere i tempi in base al nuovo regolamento

15 novembre 2014
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BOSA. «Lei è un fascista», poi l’abbandono dell’aula. Tensione alle stelle in Consiglio comunale, quindi l’accusa, rivolta dall’ex sindaco Piero Franco Casula all’attuale primo cittadino Luigi Mastino. Al centro di quello che poi è diventato uno scontro al calor bianco, giovedì sera, c’erano i tempi dell’intervento concessi a Casula. Il nuovo regolamento consiliare, richiamato dal sindaco, restringe i tempi degli interventi dei consiglieri: da 30 a dieci minuti. La tensione, in una seduta convocata per la presentazione delle linee programmatiche della giunta, è culminata proprio quando era in corso l’intervento dell’ex primo cittadino, ora capogruppo di “Per Bosa”. Casula, dopo una iniziale critica alle linee programmatiche definite “confuse e carenti di concretezza”, stava chiedendo conto del mancato inserimento nell’ordine del giorno dell’interpellanza riguardante la convocazione di un’assemblea sul deposito cauzionale chiesto da Abbanoa. Il sindaco Mastino ha invitato Casula a a concludere l’intervento, proprio sulla base del nuovo regolamento. Ma Piero Franco Casula ne ha contesta la formale entrata in vigore, e da lì sono saliti i toni. Dal banco della presidenza del Consiglio è arrivato un invito preciso al consigliere Casula: «Concluda, ha dieci minuti per il suo intervento». Apriti cielo: «La delibera sullo Statuto va pubblicata 30 giorni all’albo del comune, ne sono passati 15. Ho diritto di intervenire per 30 minuti», ha ribattuto con forza Casula. Il sindaco a quel punto ha ribadito i tempi secondo il nuovo regolamento, e nel crescendo della conversazione Luigi Mastino ha annunciato di voler togliere la parola al suo predecessore.

«Sta vietando ad un consigliere di svolgere il suo ruolo. Lei è un fascista», ha tuonato quindi Pierfranco Casula, che ha chiesto al segretario di mettere a verbale il suo abbandono dell’aula. Ma non è finita lì: prima di abbandonare l’aula, Piero Franco Casula ha accusato Luigi Mastino di utilizzare “Metodi da dittatura”. «Le regole si rispettano», ha replicato Mastino, con la possibilità ventilata in queste ore che la seduta del 13 novembre possa avere ulteriori strascichi che non quelli di una sempre più evidente contrapposizione politica. In altri termini, strascichi giudiziari.

Prima dello scontro, il capo dell’esecutivo aveva presentato le linee programmatiche della sua giunta. «Nascono da quelle elettorali e dal confronto di questi mesi con cittadini, associazioni, istituzioni –, aveva sottolineato –. Trasparenza, partecipazione, sviluppo sostenibile», le parole chiave per la maggioranza. «Carenza di lavoro, grave situazione economica dell’ente locale, complessi interventi per ridurre il rischio idrogeologico, turismo che non decolla», alcune delle difficoltà evidenziate. Mentre «Il motore del lavoro, prima delle emergenze, dovrà essere uno sviluppo teso alla valorizzazione di ambiente, cultura, turismo attivo». Poli di attrazione che «Andranno integrati con politiche di sostegno ai settori produttivi oggi in crisi». Tesi e soluzioni, approfondite negli interventi dagli assessori Campus, Cossu e Mastinu, non condivise dalle minoranze. «Abbiamo trovato nelle vostre dichiarazioni un vuoto di proposte. Le linee programmatiche sono inesistenti», ha detto Rosalia Acca per l’Udc. Dopo l’uscita dell’Udc prima del voto, la maggioranza ha approvato le dichiarazioni programmatiche.

«Sono rammaricato per quanto accaduto, ma il regolamento è in vigore. Il consigliere Casula ha parlato per 15 minuti sui 10 a disposizione. Tutti dobbiamo rispettare le regole» ha alla fine sottolineato Luigi Mastino. Per il quale quelle dell’ex sindaco sono «Accuse alla mia persona, su cui vedrò il da farsi».

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