La Nuova Sardegna

Oristano

Protesta contro il poligono di tiro «Il lago Omodeo va protetto»

di Maria Antonietta Cossu
Protesta contro il poligono di tiro «Il lago Omodeo va protetto»

Ghilarza. Scatta la mobilitazione in vista del sit-in ambientalista previsto il 15 novembre a Zuri Il Comitato: «Politica e istituzioni latitanti, le scelte di sviluppo territoriale devono essere discusse»

02 novembre 2014
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GHILARZA. Fioccano le prime adesioni al sit-in di protesta contro il poligono di tiro, previsto il 15 novembre a Zuri. Saranno della partita le delegazioni di Legambiente, di Sardigna Natzione, del Wwf, della Lipu e di Italia Nostra.

Queste tre organizzazioni sono andate oltre presentando formale richiesta di informazioni allo scopo d’indagare tutti gli aspetti legati alla presenza di un presidio militare vicino all’Omodeo. In una lettera indirizzata al ministero dell’Ambiente, alla Regione, all’Enas, all’Arpa, ai Comuni e al Comando del Corpo forestale di Oristano, Graziano Bullegas, Carmelo Spada e Francesco Guillot sollevano il problema dell’ incompatibilità delle esercitazioni a fuoco con le attività previste nel piano di gestione del Sic.

Il quesito rivolto alle autorità competenti è se ci sia stata una valutazione sul possibile impatto dell’uso delle armi sulle specie protette nei siti d’interesse comunitario. Per avere un quadro completo,infine, i delegati di Wwf, Lipu e Italia Nostra chiedono di prendere visione di eventuali autorizzazioni paesaggistiche, edilizie e ambientali e di elaborati progettuali e tecnici, oltre che di conoscere il tasso e le cause d’inquinamento del lago. Intanto il comitato Lago Omodeo esorta alla mobilitazione tutta la società civile. Ciò che rivendica è il diritto di avere voce in capitolo sulle scelte legate allo sviluppo territoriale. Un diritto negato, dicono: «Da trent'anni si gioca su questo lago un’oscura partita, dalla quale sono esclusi i soggetti che costituiscono la stessa ragion d'essere del lago» sostiene Gian Luigi Deiana, tra i fondatori del coordinamento. Nel mirino dell’attivista finiscono tutti i soggetti che avallerebbero la scelta logistica del poligono. Tra questi, il Comune di Abbasanta «che pretende la piena disponibilità di aree per le esercitazioni ubicate sul territorio di altri Comuni, e le autorità militari, ossia la Direzione della Scuola di polizia e il Prefetto di Oristano, che acquisendo mese per mese la richiesta del Caip dispone con una sua ordinanza l'istituzione di fatto di questo poligono non dichiarato». Secondo Deiana le responsabilità vanno ricercate anche nella politica e nelle istituzioni, chiamate in causa a proposito dello scarso o del mancato controllo sulle fonti di contaminazione delle acque interne.

«La partita è giocata dall’Enas e cioè dalla Regione - afferma Gian Luigi Deiana - che nell'acquiescenza a tali abusi ha mostrato tutta quella solerzia che invece le è vergognosamente mancata nel controllo sugli scarichi d’inquinamento e sulla qualità delle acque».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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