La Nuova Sardegna

Oristano

Scuole civiche di musica, sigla finale

Scuole civiche di musica, sigla finale

Marrubiu, i tagli della Regione ammontano a un milione di euro: otto istituzioni non apriranno

31 ottobre 2014
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MARRUBIU. Note dolenti per le scuole civiche di musica della Sardegna. Brutte notizie dal convegno delle scuole tenuto ieri pomeriggio nella cittadina a seguito dei ritardi della Regione nel pagamento dei contributi dovuti per le attività. “Il consigliere regionale Antonio Solinas ha confermato che un milione di euro stanziato per le scuole civiche non c’è più – dice il sindaco Andrea Santucciu –. Questo significa decretare la morte di tanti enti che in tutta la Sardegna danno formazione musicale di altissimo livello e fanno lavorare docenti qualificati. Sono profondamente deluso dalla cecità della Regione verso un tema così importante”.

Per questo ben 8 scuole civiche della Sardegna resteranno chiuse quest’anno: niente musica, niente lezioni, niente concerti. Un gesto deciso collegialmente durante l’incontro di ieri per dare un segnale forte in questa situazione. Anche la scuola di Marrubiu guidata dal maestro Andrea Piras, a cui il Comune era andato incontro anticipando una grossa somma dovuta dalla Regione, per consentire l’apertura, ha deciso invece di non partire.

«È un atto politico, un atto di protesta nei confronti della Regione che ci tratta in questo modo – continua Santucciu –. A causa di questo tante persone non potranno usufruire della formazione musicale a prezzi popolari».

Solo la scuola civica di Marrubiu infatti coinvolge più di 300 allievi, oltre a far lavorare circa 35 insegnanti. «Io spero ancora in un ripensamento, anche se viste le parole di Solinas sono sconfortato – prosegue Santucciu –. Sono molto deluso dall’assenza dell’assessore alla cultura Firinu, che latita anche al telefono, invieremo comunque un nuovo regolamento che tagli fuori dai finanziamenti le scuole non in regola coi conti, è la qualità che dev’essere premiata, forse così i pochi soldi saranno meglio distribuiti».

Cristina Diana

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