La Nuova Sardegna

Oristano

Caccia grossa a Scano, le compagnie sono pronte

SCANO MONTIFERRO. Domani riapre la caccia al cinghiale e tra le numerose compagnie del Montiferru le riunioni si susseguono a ritmo serrato. A far discutere maggiormente, come accade ormai da diversi...

31 ottobre 2014
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SCANO MONTIFERRO. Domani riapre la caccia al cinghiale e tra le numerose compagnie del Montiferru le riunioni si susseguono a ritmo serrato. A far discutere maggiormente, come accade ormai da diversi anni, è il calendario venatorio, criticato dalla gran parte dei cacciatori. Marco Pisanu, presidente Regionale dell’associazione Caccia, pesca e ambiente (oltre seimila iscritti), parla di “utilizzo” dei cacciatori da parte delle istituzioni. I cacciatori verrebbero usati per arginare l’emergenza cinghiali, diventati una minaccia per le colture a causa della loro proliferazione. «Le due giornate di caccia consecutive: 1 e 2 novembre, 7 e 8 dicembre e quella del primo gennaio, stabilite dal calendario venatorio - dice -, non vanno bene. Alla prossima riunione del Comitato regionale faunistico, la nostra associazione presenterà un documento contenente la richiesta di riportare l’apertura della caccia al cinghiale all’8 dicembre, o in alternativa che il numero massimo non superi le 12 giornate». Massimo Meneghel, capocaccia di una delle due compagnie che operano all’interno dell’autogestita, è d’accordo con Pisanu.

«“17 giornate - dice -, sono troppe. Ma questo - prosegue - è solo uno degli aspetti relativi alla caccia al cinghiale, l’altro, più importante, è quello che riguarda il rispetto delle regole da tenere presenti durante le battute. A questo proposito è fondamentale che tutti rispettino la figura del capocaccia è facciano esattamente quanto da lui disposto. Invece, a volte accade che qualcuno faccia di testa propria senza rendersi conto che così, oltre alla sua, mette a rischio anche la sicurezza degli altri cacciatori».

Sulla stessa lunghezza d’onda di Meneghel, sono anche gli altri capicaccia che operano a Seneghe, Cuglieri, Santu Lussurgiu e Milis, le cui compagnie svolgono l’attività venatoria nel Montiferru. «Il capocaccia - dicono - ha una visione completa dell’area di battuta, conosce perfettamente il territorio, a lui spettano le valutazioni sulle aree in cui fare le battute e le sue disposizioni non devono essere trasgredite da nessuno».

Piero Marongiu

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